L’Istat: consumi ai livelli del 2004. Più colpite le famiglie operaie e con due figli
I consumi delle famiglie calano e tornano ai livelli di dieci anni fa. A pagare il prezzo più alto per la crisi sono sempre le famiglie operaie e quelle con più figli. Metà delle famiglie italiane ha speso meno di 1.989 euro al mese nel 2013. Nel 2013 la spesa media mensile per famiglia è stata pari a 2.359 euro, in calo del 2,5 per cento rispetto all’anno precedente. Lo rileva l’Istat, sottolineando che la spesa è diminuita anche in termini reali (l’inflazione lo scorso anno era all’1,2%). Nel 2004 la spesa media era di 2.381 euro. A diminuire è soprattutto la spesa non alimentare che risulta «significativamente in calo rispetto al 2012» (-2,7) e si attesta su 1.898 euro mensili. Continuano a diminuire in particolare le spese per abbigliamento e calzature (-8,9), quelle per tempo libero e cultura (-5,6) e quelle per comunicazioni (-3,5). Il Trentino-Alto Adige è la regione con la spesa media mensile più elevata, 2.968 euro, di quasi 1.400 superiore a quella della Sicilia, che si conferma fanalino di coda (con una spesa di 1.580 euro). Dall’analisi dell’Istat emerge anche che le famiglie che hanno ridotto di più i loro consumi nel 2013 sono quelle operaie e le coppie con due figli. La spesa dei nuclei con a capo un operaio è diminuita in un anno del 5,9 per cento (fino a 2.192 euro di media mensile) e quella delle famiglie composte da due genitori e due figli è calata del 4,4 per cento (fino a 2.891 euro). Continuano ad aumentare le famiglie che hanno ridotto la qualità o la quantità del cibo acquistato fino a raggiungere il 65 per cento nel 2013 dal 62,3 del 2012. La spesa alimentare resta sostanzialmente stabile (passa da 468 euro a 461), nonostante la «diminuzione significativa» di quella per la carne (-3,2). La quota della spesa destinata a cibo e bevande è aumentata dal 19,4 per cento del 2012 al 19,5 per cento del 2013 a causa della diminuzione dei consumi non alimentari. Infine sono sempre di più le famiglie che scelgono l’hard discount per l’acquisto di generi alimentari (passano dal 10,5 del 2011 al 12,3 del 2012 fino al 14,4 nel 2013), a scapito prevalentemente di supermercati, ipermercati e negozi tradizionali.