Lo spettro della bancarotta sui comuni italiani: 180 sono a rischio default

21 Lug 2014 15:58 - di Guglielmo Federici

Nel 2010 solo otto municipi erano in rosso, oggi sono 180 a rischio default. I comuni italiani con le casse vuote e a rischio bancarotta si sono trasformati in una nuova triste realtà di questo Paese. Il segno meno domina tutte le voci più importanti. I dati riguardano i primi sei mesi dell’anno e gli amministratori sperano nella seconda parte del 1014, ma le premesse non sono buone. Dal primo gennaio al 30 giugno di quest’anno – dati del Sole 24 Ore – nelle casse comunali sono entrati tra tesse, trasferimenti  e tariffe 19,3 miliardi,  il 19,9% in meno rispetto alle stesso periodo dell’anno scorso, mentre il totale delle spese correnti è rimasto quasi invariato, 24,1 miliardi

La voragine crea preoccupazione e vi incidono sicuramente una carente spending review e la responsabilità degli amministratori, ma altri fattori, scrive il quotidiano economico, vanno tenuti in conto. Sui risultati si fanno sentire le continue modifiche in  materie d’imposte. Il caos sui tributi ha fatto slittare il pagamento ai Comuni di Imu e Tasi, ma c’è da rilevare anche che la crisi ha fatto sì che la richiesta di alcuni servizi da parte delle famiglie diminuisse. Le mense scolastiche, per esempio, nei primi sei mesi dell’anno hanno registrato un 10 per cento in meno per le casse dei comuni rispetto all’anno scorso; negli asili nidi la flessione è del 13%,  negli affitti delle aree pubbliche il calo è del 9%.  Insomma, una débâcle che innesca un altro problema: più le casse piangono, più cresce la pretesa degli amministratori di vedersi riconosciute  nuove quote del “fondo solidarietà” (gli ex trasferimenti) nell’eterna attesa che vengano definiti i criteri di destinazione.  In questa situazione  molti sindaci pensano (giustamente) che la crisi non sia uguale per tutti. «È una questione di equità fra cittadini di città diverse: non possiamo fare due pesi e due misure fra chi abita a Roma o a Napoli e chi sta ad Alessandria», dice a Repubblica.it il primo cittadino del comune piemontese, Maria Rita Rossa. Cresce la polemica verso le due città a cui non vengono richiesti pari sacrifici, anzi, l’accusa è che l’amministrazione De Magistris, così come quella Marino a Roma, abbiano potuto beneficiare di “privilegi” che agli altri non vengono concessi. Nel frattempo, i servizi forniti dagli enti in dissesto peggiorano. Tutto a svantaggio dei cittadini.

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