No all’austerità ottusa: Fratelli d’Italia aderisce alla campagna referendaria contro il Fiscal Compact

30 Lug 2014 15:55 - di Romana Fabiani

Stop all’austerità ottusa nel nome dell’Europa. Si irrobustisce il fronte del no al Fiscal Compact, l’imbroglio firmato Monti che rischia di mettere definitivamente in ginocchio l’Italia con un’applicazione esasperata del principio di equilibrio dei bilanci. Un pasticciaccio brutto del quale nessuno parla, a cominciare da Matteo Renzi che evita accuratamente l’argomento promettendo paradisi artificiali.Da oggi la campagna referendaria per abrogare parte del Fiscal Compact, guidata da Gustavo Piva, docente di Economia a Tor Sapienza, può contare anche sul sostegno di Fratelli d’Italia-An che metterà a disposizione le sue strutture e centinaia di militanti per la raccolta delle firme sui quattro quesiti proposti dal comitato “Stop austerità”. Il partito di Giorgia Meloni è il primo dell’area di centrodestra ad aderire alla campagna che vede protagonisti personalità del mondo dell’economia, della cultura e della politica di schieramenti molto diversi. L’obiettivo è l’abrogazione di alcune parti della legge che impongono decisioni pubbliche «inutilmente vessatorie e pericolosamente restrittive per l’economia, il lavoro, lo sviluppo del Paese». In parole povere, se l’Italia dovesse rispettare il Fiscal Compact, “parolaccia” sconosciuta alla maggior parte degli italiani, a partire dal 2015 si troverebbe a fronteggiare uno sforzo finanziario impensabile per ridurre il debito dall’attuale 135% al 60% nell’arco di vent’anni. Che, tradotto (a parametri di debito, Pil e inflazione invariati), significa: manovre lacrime e sangue valutabili fra i 30 e i 50 miliardi di euro l’anno. Un rischio concreto che si valuterà meglio – ha spiegato Piga nel corso della conferenza stampa tenuta alla Camera insieme con Fabio Rampelli e Gianni Alemanno – tra un paio di mesi, quando il Parlamento sarà alle prese con la legge di stabilità e si comprenderà in quale misura il Fiscal Compact influenzerà la vita della gente. «L’Italia è entrata nel terzo anno consecutivo di recessione e, con il previsto aumento dell’1,7 per cento di tasse e di tagli alle cosiddette spese lineari, cioè a casaccio, si “candida” per il quarto anno», ha aggiunto l’economista che presiede il comitato sottolineando l’importanza politica dell’adesione di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale «perché conferisce all’iniziativa un carattere trasversale esteso dalla sinistra fino alla destra». L’intento politico del referendum è quello di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’impatto che il Fiscal Compact ha sull’economia nazionale e spingere il governo a un impegno «vero» per rinegoziare il Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria. In perfetta sintonia con Piga, Gianni Alemanno ha sottolineato la gravità della situazione, l’Italia è già in default, che il premier continua a velare «con la favola bella che non ci sarà una manovra aggiuntiva, che invece sarà imponente. Siamo d’accordo con i contenuti e lo strumento tecnico utilizzato dal comitato per esprimere tutta la disapprovazione italiana a queste politiche europee, che vanno superate proprio nel nome dell’Europa. Fabio Rampelli ha sottolineato l’impegno di Fratelli d’Italia per una politica economica che inverta le aspettative e i diktat dell’euroburocrazia. «Come dimostra la piattaforma programmatica approvata al nostro congresso di Fiuggi e la campagna elettorale per le europee – ha concluso il capogruppo di FdI a Montecitorio – i temi dell’economia e della sudditanza italiana alle lobby d’affari e alla troica europea rappresentano la nostra stella polare».

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