Nuovo centrodestra? Il libro di Capezzone lancia il sasso nello stagno. Con Alemanno, Crosetto, Fitto e De Girolamo
Il sasso è lanciato. Ad agitare provocatoriamente la superficie dello stagno del centrodestra ci ha pensato Daniele Capezzone, o meglio la presentazione del suo libro Per la rivincita, Software liberale per tornare in partita, che è stata l’occasione, nella sede della Fondazione Nuova Italia, per mettere intorno allo stesso tavolo alcuni protagonisti dell’ex Pdl, oggi esponenti di partiti distinti e distanti. «Il problema è l’economia», ha ripetuto più volte l’ex portavoce di Forza Italia, invitando i colleghi a squarciare il velo della fiction che domina la stagione di Renzi e a concentrarsi sulla realtà. Sono tre i capitoli programmatici nel lavoro di Capezzone che meritano di essere “studiati” come possibile piattaforma per la ripartenza del centrodestra, uscito con le ossa malconce dal voto europeo. A partire dall’operazione choc, quella di tagliare quaranta miliardi di tasse per uscire dalla logica dello “zero virgola” e sporcarsi le mani con la crisi, quella vera. E poi le primarie, croce e delizia del polo berlusconiano, oggi considerate da tutti, almeno a parole, uno spartiacque necessario per la selezione dei programmi e delle candidature, purché – si dice – non diventino una guerra di facce e di bande. Concorde con l’operazione verità, Giulio Crosetto fa notare che nella fiction «oltre al protagonista, Matteo Renzi, c’è anche un regista come Denis Verdini…». L’esponente di Fratelli d’Italia insiste sulla necessità di fare luce sugli errori commessi («finora non vedo gli anticorpi agli sbagli fatti») per concentrarsi sulla possibilità di lavorare a proposte comuni sui temi caldi dell’agenda politica («perché i partiti servono a cambiare le cose che non funzionano e a difendere qualcosa»). Intorno a questo tavolo siamo tutti amici (oltre al moderatore Gennaro Sangiuliano, vicedirettore del Tg1, Gianni Alemanno, Nunzia De Girolamo e Raffaele Fitto) – dice Crosetto – ma il centrodestra non esiste più. Io sono all’opposizione, Nunzia sostiene il governo e gli altri due amici appartengono a Forza Italia, che a giorni alterni sta con il governo e negli altri fa l’opposizione». E giù le prime sfide per un chiarimento che non può più essere rinviato, anche perché – spiega – «è difficile sostenere ancora per mille giorni il governo Renzi (come ha detto Angelino Alfano) e poi, a un mese dalle elezioni, dire ai cittadini “ora noi siamo un’altra cosa”». Dalle riforme costituzionali («per garantire la governabilità non c’è bisogno di uccidere il Senato, magari si può ragionare dei criteri di elezione del presidente della Repubblica») all’immigrazione, altro tema sul quale le posizioni dei partiti dell’ex centrodestra sono molto distanti. Per Crosetto va superato il pietismo, perché «un conto è il dato umano e un’altra faccenda è la risposta politica a un fenomeno che rischia di distruggere l’identità e cambiare il volto del Paese scelto come mèta dei migranti disperati».
È soprattutto al partito del ministro dell’Interno che si rivolge l’esponente di Fratelli d’Italia chiedendo chiarezza sul nodo cruciale dei rapporti con il governo. La De Girolamo non si sottrae, convinta come è che il vero rischio della fiction è quello di fare le comparse a vita. «In un governo non si entra per fare una coalizione – spiega la capogruppo del Ncd alla Camera – ma per realizzare un programma, e si esce quando quel programma non decolla». Basta con le pagelle – avverte – basta con la lista dei buoni e dei cattivi «perché a pagare sono gli elettori e soprattutto quelli italiani che non sono andati a votare». La ricetta della De Girolamo, che non esclude una virata a settembre nei confronti del premier, è quella di andare oltre il centrodestra, di rimboccarsi tutte le maniche e superare «gli egoismi». Raffaele Fitto non si fa pregare per dire la verità a partire dal risultato delle europee, vera cartina al tornasole dello stato di salute del centrodestra italiano. «Le abbiamo affrontate nel modo peggiore, dando uno spettacolo di assoluta divisione, se non lo ammettiamo continuiamo a girare intorno al problema inseguendo un inutile riposizionamento di sigle». Su ogni tema – aggiunge l’ex governatore della Puglia – abbiamo posizioni e proposte diverse perché stiamo vivendo la crisi peggiore degli ultimi venti anni. Ottimista il “padrone di casa”, Gianni Alemanno, che invita il centrodestra a uscire «dalla costatazione impotente delle proprie divisioni» e chiede a Berlusconi di condividere il cammino sulle riforme e togliere le liste bloccate. «Abbiamo i minuti contati per le primarie per le regionali in Calabria ed in Emilia Romagna, costruendo tavoli su temi programmatici. Se funziona lì ci sarà un effetto domino e si faranno le primarie per scegliere i candidati migliori anche nelle regioni dove si vota in primavera. E se il centrodestra con le primarie vince in 8 regioni, l’esperienza di Renzi è finita».