Renzi concede il bis e “stecca” di nuovo: neanche la candidatura di D’Alema convince l’Europa
Si fa più ingarbugliato del previsto il dossier relativo alla nomina di Mr Pesc, cioè il capo della diplomazia europea. Una postazione fermamente rivendicata dal governo italiano che ha proposto il ministro degli Esteri Federica Mogherini e, in subordine, Massimo D’Alema. I due nomi, tuttavia, non convincono i partner europei. Alla prima viene contestata soprattutto la sua inesperienza internazionale ed un rapporto troppo cordiale con la Russia di Putin. Al secondo viene invece imputata una visione eccessivamente filoaraba nell’infuocato scacchiere mediorientale.
La situazione è a rischio impasse tanto è vero che fonti bene informate non escludono un rinvio del vertice odierno al prossimo 23 luglio, complice la crisi israelo-palestinese ed il dossier relativo a possibili nuove sanzioni contro Mosca che potrebbero indurre i leader a posticipare la vicenda delle nomine. Solo dagli esiti di queste riunioni dei maggiori partiti e della cena di lavoro tra i leader, si capira’ il patto bipartisan Ppe-Pse, già sperimentato con successo nell’elezione di Jean-Claude Juncker alla guida della Commissione, potrà funzionare anche nel quadro delle scelte degli altri “top job”, cioè il futuro presidente del Consiglio e dell’eurogruppo.
Ma la partita di Renzi è tutta incentrata sul Mr, anzi Mrs Pesc. Il premier sembra non disposto accedere e confida nel pieno appoggio della Merkel. Dalla sua il premier ha il 40,8 per cento ottenuto alle elezioni europee che rende il Pd il partito più forte nonché l’unico vittorioso nella famiglia degli eurosocialisti. Tuttavia, il premier i problemi li ha anche in Italia. La difesa a spada tratta della Mogherini non convince nessuno. Forza Italia chiede a Renzi di non “impuntarsi” mentre Giorgia Meloni esorta il governo ad aggiustare la mira e a pretendere il commissario per l’Immigrazione. Corrado Passera va oltre e in un tweet propone il nome di Enrico Letta come candidato italiano “non divisivo”.
Le contorsioni europee non lasciano indifferente la stampa americana. Nella polemica interviene anche il Wall Street Journal e lo fa per bocciare la candidata italiana. L’analisi dell’editorialista, Sohrab Ahmari, è a tratti impietosa. Mogherini, scrive, “ha frequentato le scuole giuste, ha seguito i corsi di laurea giusti, ha fatto gli stage giusti, è stata membro dei giusti gruppi socialisti giovanili, tuttavia non c’è niente nel suo curriculum che si possa indicare come crogiolo di leadership”. La partita di Renzi si da davvero difficile.