Renzi, la carota dopo il bastone: approvate la riforma del Senato e cambierò l’Italicum

30 Lug 2014 13:07 - di Lando Chiarini

E’ durata oltre tre ore la riunione della Giunta per il Regolamento del Senato, convocata dal presidente Pietro Grasso per legittimare la tecnica antiostruzionistica del “canguro”, cioè l’escamotage utilizzato dallo stesso Grasso per “saltare” gli emendamenti afferenti alla stessa materia di uno precedentemente bocciato. È stato proprio il “canguro” nell’infuocata seduta di martedì a far decadere ben 1400 emendamenti vertenti sul tema del Senato elettivo. Le proteste di grillini, leghisti e dei settori del Pd ostili alle riforme di Renzi, rappresentati – tra gli altri – da Mucchetti, Corsini e Casson hanno costretto la presidenza a chiedere (e ad ottenere) il conforto della Giunta per il Regolamento. Alla fine la decisione di Grasso ha ricevuto 10 voti a favore (Pd e Forza Italia) e 4 contrari (M5S, Lega e Sel). Ora il “canguro” è legittimo anche per i provvedimenti di revisione costituzionale. Ma non per questo cessano gli attacchi dell’opposizione. Dal canto suo, Renzi ostenta sicurezza e nella sua newsletter scommette sull’approvazione del testo in prima lettura, “nonostante le urla e gli insulti di queste ore”. E, se anche la fatidica data dell’8 agosto non dovesse essere rispettata – scrive ancora il premier – “si andrà avanti a oltranza perché le riforme non sono il capriccio di un premier autoritario ma l’unica strada per far uscire l’Italia dalla conservazione, dalla palude”.
Intanto l’ostruzionismo in Senato pregiudica i rapporti a sinistra. Vendola ha messo in conto la rottura con il Pd. I suoi sette senatori non hanno ritirato i loro emendamenti e non dissperano di farne passare qualcuno nel corso delle votazioni. Si andrà avanti fino a notte inoltrata. La maggioranza vorrebbe portare a casa l’articolo 1 del provvedimento. L’opposizione punterà a far approvare con il voto segreto l’emendamento del leghista Stefano Candiani che riduce il numero dei deputati da 630 a 500. Sull’argomento la De Petris, di Sel, sente puzza di bruciato e si dice certa che il Pd provocherà “un incidente sul voto segreto”.
La spavalderia di Renzi si basa sulla consapevolezza che il piatto forte dell’intera vicenda è la legge elettorale. Non è un caso se nella newsletter abbia accennato a non meglio specificate “modifiche” da apportare al Senato. Per ora e senza scoprirsi troppo, si è limitato  a ribadire l’intangibilità di alcuni paletti: “Modello legge elettorale dei sindaci: un vincitore – eventualmente con ballottaggio – che ha i numeri per governare. Se non governa è colpa sua, non ha alibi. L’Italicum va in questa direzione”. È stato già approvato alla Camera. Sarà modificato dal Senato e diventerà legge definitivamente”. Gli replica a stretto di giro di posta, via twitter, il forzista Renato Brunetta: “Renzi: ‘la legge elettorale sarà modificata al Senato’… e poi alla Camera, e poi al Senato, e poi…”. Polemiche di rito. Ma è chiaro che dopo il bastone sta arrivando la carota.

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