Allarme golpe e P2: se Grillo si presta a giocare nel campo dei conservatori
Colpo di Stato – tuona Grillo. No, colpo di sole – replica Renzi. No, colpo di P2 – controreplica di Grillo. A colpi di tweet s’infiamma sul web la polemica tra il decisionista Renzi e un Beppe Grillo costretto a ripiegare sulla strenua difesa della Costituzione riprendendo atteggiamenti e modalità che furono caratteristiche del “popolo viola”. In sostanza i commentatori sanno che dietro i fuochi d’artificio sulle riforme si nasconde l’impasse sui provvedimenti economici, terreno sul quale Renzi può muoversi molto poco, restando imbrigliato dai lacci di Bruxelles. È allora sul terreno dei cambiamenti istituzionali che il premier intende consolidare la sua immagine di leader dinamico, e ci sta anche riuscendo grazie ai soliti errori commessi dall’opposizione.
Fa impressione che Grillo riprenda l’accusa di pidusimo tante volte sollevata dalla sinistra contro Berlusconi. Così come stupisce l’arrocco di un leader post-ideologico a difesa di una Costituzione che si vorrebbe inemendabile (esattamente quello che per tanti anni ha sostenuto la stessa sinistra). Probabilmente Grillo non ne è consapevole ma così facendo va a coprire non tanto lo spazio lasciato libero dai progressisti ora inneggianti a Renzi, quanto quello spazio grigio della conservazione e della resistenza al cambiamento che è proprio lo spauracchio di cui Renzi necessita per consolidare il proprio consenso. Perché fare un favore simile al premier? Non sarebbe meglio incalzarlo su proposte alternative anziché riempire le caselle del vecchio gioco che ha bisogno della polarità conservazione-innovazione? Possibile che vent’anni di teatrino non abbiano insegnato nulla ai nuovi movimenti?