Sos immigrazione, nuova tragedia nel canale di Sicilia: recuperati 5 cadaveri da un gommone semiaffondato
Ancora un’altra tragedia nel canale di Sicilia. L’ennesima. I cadaveri di 5 migranti sono stati recuperati nella notte nell’ambito delle operazioni di soccorso a un gommone semiaffondato che hanno portato in salvo 61 migranti. La fregata Zeffiro, la corvetta Urania e un elicottero EH101 decollato da Lampedusa – informa un comunicato della Marina – «hanno prestato assistenza al gommone in cooperazione con la nave mercantile Genmar Compatriot che ha imbarcato i migranti ed i corpi delle cinque vittime con l’ausilio della motovedetta CP905 delle Capitanerie di Porto». I disperati salvati dalla nostra Marina hanno raccontato che a bordo dell’imbarcazione di fortuna erano circa ottanta. In queste ore la nave Urania sta proseguendo le operazioni di ricerca di eventuali superstiti mentre la Zeffiro si sta dirigendo verso nave la San Giorgio per trasbordare i migranti soccorsi. Intanto, un gruppo di 125 immigrati, fra cui 80 donne e 12 minori, è stato trasferito, con un ponte aereo per Venezia, Trieste e Gorizia, dal centro d’accoglienza di Lampedusa dove rimangono 518 persone mentre nel porto di Augusta è approdata la nave Margottini per sbarcare 607 migranti, tra cui 44 donne e 198 minori. La situazione è sempre più fuori controllo e Mare Nostrum si conferma una non soluzione. «Poniamo fine al massacro», è stato il commento di padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli, di fronte all’ennesima tragedia dell’immigrazione al largo di Lampedusa, con 29 vittime. «Ognuno di quei morti ha un nome e una storia che probabilmente non conosceremo mai. Ma siamo comunque responsabili di ciascuno di loro. Essere nati in Paesi democratici e liberi non ci dà nessun privilegio; al contrario, sentiamoci chiamati in causa dalla morte di ogni persona che sfida il mare in cerca di salvezza in Europa. Non fare nulla, rimanere indifferenti è una colpa gravissima di cui ci stiamo macchiando in maniera indelebile». Bobo Maroni punta il dito sull’immobilità di Palazzo Chigi. «Quella degli sbarchi di immigrati è una situazione caotica, che non è gestita, per questo lancio l’allarme: il governo deve darsi una mossa, mettendo in campo risorse e strutture, cosa che purtroppo ad oggi non sta facendo». Secondo il governatore della Lombardia l’esecutivo sta chiudendo gli occhi, chiede l’aiuto dell’Europa e scarica il problema sui prefetti e sui sindaci. «L’Onu deve mettere un tappo in Libia – è il parere di Maurizio Gasparri – la situazione è incontrollabile e ingestibile. Anche il presidente della commissione Esteri del Senato, Casini, lo ha detto chiaramente: aveva ragione Berlusconi quando si oppose alla guerra contro Gheddafi. Ora la Libia è terra di nessuno, non c’è un’autorità con cui trattare e spetta all’Onu intervenire perché le partenze da quei luoghi devono cessare. L’Italia non può più accogliere altri clandestini e diventare la terra dell’illegalità. Si agisca subito».