Docce gelate e ministre in bikini, le nuove armi di distrazione di massa del renzismo
Premesso che la Carfagna, la Prestigiacomo e la Gelmini, in costume, facevano ben altra figura rispetto alla cellulitica Boschi, alla panzutella Mogherini e alla tetta-moscia Giannini, viene da chiedersi come mai quest’estate ci ritroviamo letteralmente travolti da una raffica di immagini femminili di esponenti del governo ritratte in bikini (o senza) alle quali seguono dibattiti su social e giornali con enfasi paragonabile a un’analisi del Def alla vigilia di un G8.
Un duello estetico tra esperti di smagliature, silicone e moda-mare si sta dunque combattendo all’insaputa del Paese reale, quello di persone che il bikini manco se lo sono messo o che in vacanza sono andate giusto il tempo di potresene vantare con i vicini, magari risparmiando proprio sull’acquisto di Novella 2000 e Chi. Eppure la recessione, il Pil che non cresce, la Tasi che costa più dell’Imu e la possibile manovra correttiva in cantiere per un autunno che si preannuncia caldissimo, sono state soppiantate sui media da dispute surreali sui look da spiaggia della varie ministre che si sono fatte sorprendere (si fa per dire) in disinvolte passerelle sul bagnasciuga o in arditi topless in giardino. Slides renziane delle quali, francamente, nessuno sentiva un particolare bisogno. È pur vero che il gossip fotografico è una costante dell’estate, ma mai come in questo caso il quadro d’insieme che emerge dal trastulllo balneare del governo renziano, restituisce un senso di profondo disagio per il contrasto che alimenta tra la strategia dell’immagine sbarazzina che ci propongono da Palazzo Chigi e le pesanti aspettative reali del Paese.
Siamo reduci da un triennio di lacrime e sangue nel quale hanno dato buona prova di sè, ma solo dal punto di vista del rigore personale, figure grigie come Monti e Letta, che allo “show biz” non concedevano neanche un bermudino in spiaggia per sè o un sandaletto più o meno sexy della Cancellieri o della Bonino. Improvvisamente, con Renzi, dalla sobrietà siamo passati all’euforia ingiustificata, al “road show”, ai selfie, alle docce gelate per giuste cause (ma la foto a un bel bonifico, no?), fino agli appuntamenti “casuali” delle ministre con i fotografi, ai servizi del premier con la moglie (l’ultimo, su Diva e Donna, pensate, ritrae Matteo e la consorte stesi al sole, ma lui con l’addominale flaccido opportunamente coperto, che coincidenza…). Roba che neanche Berlusconi avrebbe osato, con le sue belle ministre, accusate fino a ieri dalla stessa parte politica che sostiene Renzi non di narcisismo, ma di “velinismo”, in termini dispregiativi e con toni da Savonarola. Oggi, però, a quella stessa “intellighentia” che insultava la Carfagna per l’eccessiva bellezza rispetto al ruolo ricoperto, l’egocentrismo narcisista della generazione-Renzi fa invece simpatia e non genera imbarazzo, né tantomeno dibattiti sullo svilimento del corpo femminile o sulle scorciatoie estetiche della politica maschilista. Il dibattito sui facili costumi, in politica, s’è trasformato in un simpatico chiacchiericcio sui facili bikini delle ministre, che non indigna nessuno, forse perché si svolge su quelle spiagge vip nelle quali gli italiani degli 80 euro con quei soldini non si pagano manco due giorni di ombrellone e sdraio. E il conto di una pizzeria gli arriva, quello sì, come una doccia gelata.