Forza Italia: «Chi voleva la fine del Cav si rassegni, sulla pagina delle riforme c’è la sua firma»

8 Ago 2014 15:24 - di Franco Bianchini

Non tutto è filato liscio. Per fortuna. Perché è una fortuna che sia finita la stagione dell’uomo della Provvidenza, quando tutto ciò che faceva Monti era bello e giusto, nessuno doveva opporsi. se osavi farlo eri destinato alla sedia elettrica mediatica. Ben vengano quindi le polemiche sulle riforme, le prese di posizione, il dialogo tra i leader, la presenza dei dissidenti, le accuse reciproche. Ed è il momento in cui in ogni partito – di maggioranza o di opposizione – si fanno riflessioni che vanno al di là dei sondaggi elettorali. In Forza Italia, dopo il primo sì del Senato, si pone l’accento sul ruolo di Berlusconi, il leader dato per finito appena qualche mese fa, quando fu costretto ai servizi sociali. In un attimo tutto è cambiato, non solo per l’assoluzione nella vicenda Ruby.  «Con Berlusconi si può fare di più, senza Berlusconi non si può fare nulla – ha detto Maurizio Gasparri – questa la valutazione finale sul voto del Senato sulla riforma della Costituzione. Il programma di Berlusconi e Forza Italia indica obiettivi più ambiziosi di quelli raggiunti. Ci battiamo per l’elezione popolare del Presidente della Repubblica, punto di approdo di un vero e moderno sistema bipolare. Le paure della sinistra, anche di Renzi, non ci hanno consentito, per ora, di raggiungere questo obiettivo. Ma senza l’impegno di Berlusconi e i voti di Forza Italia non sarebbe stata approvata nemmeno un’utile, benché parziale, riforma. È grazie a noi che si può superare il bicameralismo, ridurre il numero dei parlamentari, rendere più snello e più rapido il processo legislativo, riportare allo Stato una serie di competenze che la sinistra aveva dirottato sui territori creando un conflitto permanente».

Questa riforma – ha detto a sua volta il capogruppo azzurro Paolo Romani – ha due firme, quella di Renzi e quella di Berlusconi. Senza la loro capacità di dialogo di condivisione, di senso delle istituzioni e di legittimazione reciproca non sarebbe stato possibile arrivare qui». Critico invece Augusto Minzolini che «per non legittimare danni provocati con questa riforma» non ha votato ed è uscito dall’aula. lanciando un ultimo appello al premier: «Non sarebbe meglio abolire il Senato elettivo? Renzi sa benissimo che la maggioranza in aula non condivide questa riforma, abbiamo dato vita alla Costituente della paura».

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