Maxxi sotto accusa per le opere oscene in mostra. Ma se chiudesse chi ne sentirebbe la mancanza?
Il Maxxi è un museo in crisi che ogni tanto finisce per essere attenzionato dalla cronaca politica, ora per nomine che fanno scandalo (Giovanna Melandri alla guida del Museo per volere del governo tecnico di Monti) ora – com’è avvenuto di recente – per mostre che hanno fatto rizzare i capelli in testa ai visitatori. Il caso è quello delle controverse opere dei fratelli Chapman, giudicate oscene e pedopornografiche. In particolare la cruda raffigurazione “Piggyback”, una scultura che mostra due adolescenti nude, una accovacciata sulle spalle di un’altra dalla cui bocca spunta un membro maschile. Se l’intento era quello di scandalizzare, gli “artisti” hanno centrato l’obiettivo: le numerose proteste hanno indotto il direttore artistico del museo Anna Mattirolo (che ha comunque difeso i fratelli Chapman) a sostituire l’opera e ora è arrivata anche la denuncia per un allestimento da smantellare immediatamente secondo le associazioni Giuristi per la vita e Pro vita onlus. Il caso diventa subito politico, con la richiesta di dimissioni di Giovanna Melandri da parte di Fratelli d’Italia. “Si tratta – osserva Cinzia Pellegrino di FdI – dell’ennesima dimostrazione di una gestione totalmente ideologica e faziosa del Museo, palese fin dai tempi della nomina a presidente della Fondazione dell’ex Ministro Melandri nel 2012″.
Il problema però, forse non risiede neanche o non solo nelle nomine lottizzate, ma nello scarso interesse che riscuotono musei come il Maxxi. “I musei d’arte contemporanea – si chiedeva tempo fa il critico e storico dell’architettura Luigi Prestinenza Puglisi – sono in crisi e a rischio chiusura. Ne sentiremo la mancanza? Se la risposta fosse sì, ditemi almeno un paio di iniziative imperdibili gestite da queste strutture. Se invece la risposta è, come io credo, no, vorrebbe dire che ha poco senso pompare altre risorse pubbliche per risolverne i problemi”.