Scatta la tregua unilaterale di Israele, ma una bimba muore sotto le bombe. Attentato a Gerusalemme

4 Ago 2014 15:58 - di Anna Clemente

Alle 10 ora locale, le 9 in Italia, è iniziata a Gaza la tregua umanitaria decisa unilateralmente da Israele. Tel Aviv aveva annunciato nella notte la sospensione del cessate il fuoco per sette ore, precisando però che avrebbe risposto a una eventuale minaccia di Hamas e che la tregua non avrebbe riguardato la zona a Est di Rafah, nell’estremità meridionale della Striscia, che da venerdì è sotto un’offensiva violentissima e che ieri ha subito l’ennesimo bombardamento di una scuola dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i profughi palestinesi, in cui erano rifugiati tremila sfollati.

L’agenzia di stampa palestinese Maan, però, ha riferito del bombardamento del campo profughi palestinese Shati, a nord di Gaza, avvenuto a tregua già iniziata. Le prime informazioni parlavano di decine di feriti e di una bambina di otto anni rimasta uccisa. Inoltre, la stessa agenzia, ha riportato anche la notizia di un’azione a Nusseirat, dove è stata colpita una casa palestinese. È stato lo stesso esercito israeliano, poi, a far sapere che nella notte, prima che entrasse in vigore la tregua, nella Striscia erano stati colpiti una ventina di obiettivi. I servizi di sicurezza locali hanno parlato di almeno una decine di morti. Si parla, invece, di un morto e diversi feriti in un «presunto» attentato terroristico compiuto nella mattina a Gerusalemme, dove una persona alla guida del trattore si è scagliata contro un autobus e un’auto prima di essere colpita da un poliziotto.

«La tregua umanitaria di Israele in alcune zone di Gaza è unilaterale. Non ci fidiamo di proposte del genere. La nostra gente deve essere molto cauta», si leggeva in un comunicato diramato nella prima mattina da Hamas, in cui la tregua era indicata come un tentativo di «distogliere l’attenzione dal massacro di Israele». Dopo il nuovo massacro nella scuola dell’Unrwa, ieri, il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, aveva parlato di «un atto criminale», che «insieme ad altre violazioni del diritto internazionale, deve essere rapidamente indagato e gli autori devono essere ritenuti responsabili». «L’esercito israeliano – aveva aggiunto – è stato ripetutamente informato della posizione in cui si trovano le strutture delle Nazioni Unite». Oggi, a quelle prime parole di condanna, si sono unite altre voci della comunità internazionale, fra le quali solo Washington ha ribadito esplicitamente l’appoggio a Tel Aviv. «Israele può fare di più per proteggere i civili», ha detto alla Cnn il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Jennifer Psaki, aggiungendo però che «Israele ha il diritto di difendersi. Gli Usa sono partner forti di Israele e continueremo ad appoggiarli. Non pensiamo che i cittadini debbano vivere con la minaccia del terrorismo». Il premier britannico David Cameron, invece, alla Bbc, ha spiegato che «l’Onu ha ragione a condannare questo attacco in quanto la legge internazionale è molto chiara sul fatto che i civili o le scuole non debbano essere colpiti». Cameron, però, non ha chiarito se condivida il giudizio di Ban Ki-Moon sul fatto che si sia trattato di «un atto criminale». Quelle parole sono state invece riprese testualmente dal premier turco Recep Tayyip Erdogan, mentre il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, ha detto di «pretendere» l’instaurazione di un cessate il fuoco come proposto dall’Egitto e la previsione di una soluzione politica a due Stati che dovrà essere «imposta dalla comunità internazionale». «La tradizione di amicizia tra Israele e la Francia è antica e il diritto di Israele alla sicurezza è totale, ma questo diritto – ha chiarito Fabius – non giustifica che si uccidano dei bambini e che si massacrino dei civili».

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