Tagli alle pensioni, il governo pronto a “espropriare” i redditi bassi. Centrodestra all’attacco
I pensionati non tradiscono mai. D’oro, d’argento, di bronzo che siano. Così, tra previsioni sballate, pressione fiscale record e con gli italiani costretti a pagare le tasse a rate, cosa ti inventa il nuovista Renzi con la sua pattuglia di economisti? Rispolvera un vecchio classico da socialismo reale, tagliare le pensioni d’oro. Che poi tanto d’oro non sono e si finirebbe per equiparare nel calderone dei tartassati sia i Paperoni sia chi supera appena i 2500 euro. «Il governo vuole procedere con un esproprio anche sui redditi bassi. Sta mettendo a punto una nuova tassa sulle pensioni che è una vera e propria ingiustizia. Si fermino», si scaglia Maurizio Gasparri contro l’ennesimo schiaffo dato al ceto medio. «Sul fronte economico questo governo ha fallito e le soluzioni che sceglie per affrontare la recessione sono all’insegna delle nuove tasse». «Non consentiremo che si proceda su questa strada». Sul tema pensioni d’oro, poi, qualcuno – Renzi in testa- dovrà spiegare agli italiani la schizofrenia o, nel caso, la malafede. Parla chiaro Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che aveva presentato una proposta ad hoc, fissando la oblia a 5000 euro, poi affossata in Parlamento: «Due sono le cose: o il ministro Poletti è in malafede oppure non conosce la materia della quale sta parlando. Il tema delle pensioni d’oro è stato lungamente dibattuto alla Camera grazie alla proposta di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale di revocarle, assieme ai vitalizi, e di procedere al ricalcolo col metodo contributivo della parte eccedente 10 volte la pensione minima. La proposta però è stata bocciata e insabbiata in Parlamento dalla quasi totalità dei partiti politici, con il Pd di Renzi in testa», ricorda la Meloni. La morale è che si sta tentando di prendere in giro gli italiani perché «questa maggioranza ha dimostrato di non aver alcuna intenzione di toccare i privilegi esistenti». Morale: si scrive pensioni d’oro, ma si punta alle pensioni tout-court. «Anche perché stando alla proposta del ministro nella migliore delle ipotesi si arriverebbe a un contributo di solidarietà di bassa entità che andrebbe a colpire indifferentemente chi un’elevata pensione l’ha meritata pagando i contributi e chi invece la percepisce in virtù delle leggi truffaldine della prima repubblica. Se Poletti vuole veramente fare un’azione concreta e non la solita demagogia riprenda la proposta di FdI-An e la faccia propria», rilancia la Meloni.
Quando manca il coraggio di prendere misure impopolari il rischio di un flop è dietro l’angolo. «L’ipotesi di un prelievo sulle pensioni costituirebbe un errore politico e privo di effetti a livello economico. L’azione del governo, al contrario, dovrebbe puntare di più su una coraggiosa spending review, che parta dal taglio della spesa improduttiva, ma visto il trattamento che ha ricevuto il commissario Cottarelli da parte del premier, la strada appare oggi ancora in salita», afferma Stefania Prestigiacomo di Forza Italia. «Quello che è ancora più grave», interviene Daniele Capezzone, presidente della Commissione Finanze della Camera «è il complessivo effetto recessivo (e redistributivo da vecchia sinistra) dell’intera politica economica renziana: tutto il contrario di ciò che serve per far crescere la domanda interna. Tra l’altro per fare gettito consistente, il governo dovrebbe colpire pure le pensioni sui 2000-2500 euro, e si tratterebbe di un errore politico ed economico gigantesco, a maggior ragione in un momento di crisi». Smaschera la fragilità e la pericolosità della proposta in cantiere Renato Brunetta: «Certamente il ministro Poletti saprà che tutte le pensioni in essere in Italia sono da considerarsi “privilegiate”, in quanto la rendita pensionistica è sempre superiore ai contributi versati. Per il principio costituzionale sopra enunciato, quindi, ogni intervento deve avere una applicazione universale. Ne deriva che se si adottasse fino in fondo il metodo dell’equivalenza tra contributi versati e rendita pensionistica, noi dovremmo tagliare tutte le pensioni, con grande sorpresa, a partire da quelle di anzianità e da quelle sociali, che in genere hanno un livello di intervento dello Stato maggiore, nonostante gli importi modesti. È questo che il governo vuole?».