Terrorismo, la Lega punta l’indice sulle moschee. Gasparri: «Riprendere la politica di Berlusconi»

25 Ago 2014 17:29 - di Giovanni Trotta

Preoccupa la tendenza dei giovani immigrati musulmani residenti in Europa di partire per arruolarsi tra i terroristi che stanno combattendo la cosiddetta guerra santa in Siria, Iraq e altrove. A quanto pare i luoghi in Italia dove si indottrinano e arruolano i giovani fanatici sarebbero le moschee, soprattutto in nord Italia. Questo, unitamente ai migranti che ogni giorno a migliaia arrivano sulle coste del nostro Paese e tra i quali si potrebbero trovare potenziali terroristi, suscita preoccupazione, tanto è vero che l’Italia ha alzato il livello di allerta anti terrorismo. La Lega Nord a questo proposito chiede al governo «una moratoria sui luoghi di culto islamici per rispondere al reclutamento di jihadisti in Italia, e maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine su queste comunità». Lo afferma il capogruppo del Carroccio alla Camera, Massimiliano Fedriga, secondo il quale «il delicato panorama internazionale impone al nostro Paese di adottare misure particolarmente rigide al fine di bloccare sul nascere l’insorgenza di focolai estremisti. Risulta che diversi imam operativi nei centri islamici disseminati sia in Friuli Venezia Giulia che nel resto del Paese – aggiunge il deputato – abbiano aderito al califfato e che abbiano perorato le cause dell’odio religioso e dell’intolleranza inneggiando alla jihad». Si è appreo proprio in questi giorni che Cremona e una decina di centri della provincia sono sotto osservazione da quando il territorio è stato al centro di una delle principali inchieste gestite in Italia sul terrorismo islamico, quella partita nel biennio 2003-2004 e sfociata nel maxi processo in Assise svolto nel 2006. Tra gli obbiettivi dei potenziali attentatori c’era il Duomo di Cremona. Dal Viminale è arrivato in queste ore l’allerta alla questura e al tribunale di Cremona. Sono stati rafforzati i presidi dei siti sensibili presenti in città e provincia. Si tratta dei potenziali obiettivi di eventuali attacchi: poli industriali, vie di comunicazione, stazioni, centrali elettriche, depositi di combustibili e gas, luoghi di aggregazione di particolare rilevanza. Su questa base, le pattuglie hanno già iniziato a monitorare ogni sito in maniera sistematica, non a orari fissi. Intanto si continua a monitorare movimenti e contatti delle persone. Bilal Bosnic, imam itinerante originario della Bosnia, è stato predicatore al centro islamico di Cremona e ora è considerato uno degli esponenti di spicco dell’Isis. È stato accertato infatti che il 21 giugno del 2011 Adhan Bilal Bosnic tenne un sermone al centro islamico di Motta Baluffi (Cremona) e il 26 novembre dello stesso anno predicò alla moschea di Cremona. La presenza dell’imam itinerante di origine bosniaca, oggi ritenuto elemento di spicco dell’Isis, è certa in provincia di Cremona almeno in quelle due occasioni. Bosnic fu invitato dagli allora referenti dei luoghi di preghiera. Il religioso, ora aggregato alla frange estreme del fondamentalismo islamico, ha parlato anche a Pordenone e a Bergamo. Bosnic è considerato dall’intelligence uno dei sostenitori bosniaci della guerra santa in Siria e del Califfato oltre che uno dei leader whaabiti integralisti che stanno reclutando giovani per i gruppi armati dell’Isis, organizzazione terroristica dello Stato Islamico. Il senatore Maurizio Gasparri di Forza Italia da parte sua rileva che «in Libia continua la guerra civile, si sta affermando un califfato e la stessa conquista dell’aeroporto di Tripoli dimostra ancora di più quanto fu sbagliata la guerra che portò alla destituzione di Gheddafi e che solo Berlusconi cercò di contrastare. La questione libica va affrontata in Parlamento e subito. Ma questa volta pretendiamo risposte chiare e decisioni immediate». Gasparri ha aggiunto che «il terrorismo va contrastato con determinazione sempre. Siamo al fianco di chi combatte il fondamentalismo islamico ma è evidente che una crisi gravissima, che si estende dall’Iraq alla Siria, da Gaza alla Libia, va affrontata con assunzioni di responsabilità e non certo solo con l’invio di armi. Ma la risposta che giunge dalla comunità internazionale è insufficiente. La stessa Onu non ha ancora programmato un intervento in Libia dove sta sorgendo un nuovo califfato. E l’Italia che fa? Ci occupiamo di terre lontane, come è giusto, ma facciamo finta che a un passo da casa nostra non accada nulla. Va ripresa la politica del Mediterraneo portata avanti da Berlusconi per sbarrare la strada a nuovi fondamentalismi. Il percorso tracciato allora è l’unico percorribile di fronte all’indecisione e l’inconcludenza degli Usa e dell’Ue», ritiene Gasparri.

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