Atreju 2014. Con chi allearsi? I giovani danno le pagelle: ecco i leader che bocciamo

19 Set 2014 18:44 - di Antonella Ambrosioni

Il centrodestra che verrà, le alleanze possibili, quelle auspicabili «a condizione che», le ragioni del cuore e dei valori e quelle della ragion politica, la leadership dei sogni. I giovani qui ad Atreju tra un dibattito e un altro si pongono tante domande e si danno anche delle risposte. C’è Mario Pozzi di Gioventù Nazionale, i baby di Fratelli d’Italia, che parte dalla considerazione comune a molti coetanei che «il centrodestra attualmente non esiste, che sussistono alcuni punti saldi condivisi sulla difesa della famiglia, sull’immigrazione, sul fisco ma che le posizioni dei singoli partiti sono ancora molto frastagliate». Allora, con chi allearsi? I ragazzi passano al vaglio i possibili partner. Uno sembra proprio un incognita per loro, il Ncd: «Governa e non capiamo perché», sostiene Pozzi. «Non regge più l’idea di un governo di responsabilità, esigenza nato dopo le elezioni del 2013. Avevano promesso che non avrebbero mai consegnato l’Italia alla Troika europea, invece ci siamo dentro fino al collo…». In tema Ncd si espone anche Cristian Alicata: «Guardi, Alfano aveva all’inizio molto appeal tra noi di FdI, anche perché molto vicino al percorso fatto dalla generazione della Giovane italia e dai giovani di Forza Italia. Poi il suo carisma si è perso e francamente non capiamo se il suo partito sia carne o pesce». Mette il coltello nella piaga un altro ragazzo intervenuto a questo mini-dibattito improvvisato tra gli stand dell’Isola Tiberina: «Non può essere un possibile alleato se avalla la politica che sta effettuando il governo Renzi. Sembra che Alfano abbia una politica attendista, ma francamente non capiamo lui e non capiamo il suo partito». Ancora: «Ncd è un partito di governo o di centrodestra? E quale sarebbe il valore aggiunto di destra apportato dal partito di Alfano?», si chiede, dandosi per scontata una risposta negativa: nessuno.

Quindi, altro partner possibile o auspicabile è naturalmente Forza Italia. I giovani si guardano e lasciano la parola a Pozzi: «Francamente è un’altra incognita: non capiamo bene se il patto del Nazareno si un accordo personale o politico. Quanto alle riforme strutturali previste da questo accordo, vediamo che si tratta di annunci e rinvii. Non capiamo bene quale sia l’apporto di FI alla tenuta di questo governo». Alicata ritiene che «un’alleanza  con Fi sarebbe possibile se ritornasse lo spirito del ’94, ossia l’idea di una rivoluzione liberale, poi fallita, per svecchiare il Paese. Fi al momento non ha questa spinta: questo progetto è rappresentato da Sacconi nel Ncd, da Brunetta in FI. Ma al loro interno i loro partiti non sono univoci su questo aspetto», analizza Alicata, 32 anni, già dipendente pubblico poi licenziato e ora giovane imprenditore. Il centrodestra dei sogni, suo e di molti suoi coetanei che hanno intrapreso un’attività in questi tempi non hanno dubbi: «Vorremmo che il centrodestra del futuro avesse come tratto distintivo quello di rivolgersi alle piccole e medie imprese , agli agricoltori, agli artigiani, agli operatori turistici che attualmente sono abbandonati al loro destino e che invece costituiscono il motore dell’Italia. Ecco, vorremmo che il centrodestra che verrà parlasse a questo popolo, anche perché il premier Renzi – aggiunge – non va al cuore del problema: burocrazia e tasse che “ammazzano” i piccoli imprenditori.

Rimane la Lega di Salvini. Il partito e il suo leader piacciono ai giovani di FdI. «Sull’immigrazione, sull’Europa dei popoli e non dei tecnocrati, sull’euro e sulla difesa della famiglia ci intendiamo», è il pensiero comune dei ragazzi. «Ma vorremmo essere assicurati sull’unità nazionale, vorremmo sentir parlare meno di spinte secessioniste e più di identità nazionale di “tutta” l’Italia». Insomma, a parte i distinguo, una ricomposizione del centrodestra appare necessaria: come fare allora? «Si ammettono ma con regole precise: primarie per selezionare la classe dirigente; preferenze nella legge elettorale, meritocrazia: l’eletto alla regione o al comune rende conto ai suoi elettori, non è il caso che un parlamentare renda conto solo alla segreteria del suo partito…». Veniamo alla leadership futura: «Giorgia Meloni ha il carisma e la determinazione per farlo, oltre a un percorso che parte da leader dei giovani per arrivare al ruolo di ministro, ma senza particolari sponsorizzazioni. Riteniamo – aggiunge Pozzi – che abbia l’equilibrio per coniugare le istanze tradizionali con quelle nazionali». Anche Salvini piace molto, «ma deve fare chiarezza su secessione e unità nazionale. Gettonato  proprio perché parla alle esigenze dei piccoli e medi imprenditori oggi tartassati», Fitto piace a metà: «Ha aperto in FI un percorso importante e sponsorizza le primarie, ma quanto a carisma da leader ancora siamo incerti…». Toti? «Ancora non fa troppa breccia». Insomma, la partita è iniziata.

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