«Attenti ai rigurgiti fascisti»: Ignazio Marino fa il sindaco-militante (dei centri sociali)
Eccolo, Ignazio Marino. Eccolo riprendere fiato, nel tentativo di recuperare un po’ di terreno. È il sindaco più contestato della storia di Roma, da quando si è insediato in Campidoglio non ne ha indovinata una, i consensi sono al minimo storico, la maggioranza dei suoi ex elettori l’ha abbandonato e si batte il petto per il «mea culpa». E a lui non resta che racimolare qualche simpatia nell’estrema sinistra. Proprio per questo si aggrappa all’antifascismo militante, tutto falce e martello, quello che ormai esiste solo nei centri sociali. Un antifascismo, quello di Marino, incapace di una minima analisi storica, zeppo solo di slogan alla vecchia maniera, la riedizione patetica di ciò che sosteneva il Partito comunista negli anni Settanta. Parla in modo puerile dell’8 settembre, una data controversa, che divide da decenni, da quel lontano 1943 e che dovrebbe avere una lettura profonda. È una data che fa tornare alla mente l’armistizio, le parole di Badoglio, il re in fuga, l’esercito mandato allo sbaraglio, armi e maschere antigas gettate ovunque, sangue e lacrime. E soprattutto fa riaffiorare la pagina della Repubblica sociale, di quei ragazzi che non vollero arrendersi e che sono stati “riabilitati” anche dagli avversari storici, come insegna la lezione di Luciano Violante a Montecitorio. Una storia, quella di Salò, che continua a far discutere, che è stata “musicata” da De Gregori, che ha visto tanti giovani andare dalla cosiddetta «parte sbagliata», da Giorgio Albertazzi a Ugo Tognazzi, da Walter Chiari a Raimondo Vianello, tanto per citarne alcuni. Ma Marino tutto questo non lo dice, forse finge di non saperlo o di non accorgersene. Per lui c’è solo spazio per la becera propaganda stile okkupazioni. Riparla del pericolo di «rigurgiti antifascisti» e della necessità di tenere sempre alta l’attenzione («e dobbiamo farlo noi perché siamo la Capitale d’Italia»). Poi aggiunge: «Roma è città medaglia d’oro per la Resistenza e questa amministrazione deve trasmettere il ricordo del valore dei nostri padri e nonni che ci hanno consegnato un Paese libero». Per adesso la sua amministrazione ha trasmesso solo il ritorno delle prostitute in molti quartieri di Roma, l’invasione dei rom e le case occupate dagli extracomunitari. Tutto il resto è noia.