Boeing malese abbattuto, il giallo si infittisce: era Putin l’obiettivo?
Certezze nessuna. E tanti rottami. Rottami con una moltitudine di fori. Come fossero stati colpiti da uno sparo a mitraglia. E così, con la pubblicazione dei risultati preliminari dell’inchiesta olandese, i dubbi e le perplessità sulle cause del disastro del boeing malese 777 che ha causato 298 morti, lungi dal diradarsi, si infittiscono. Perché le spiegazioni continuano a poter essere tante. E le più diverse tra loro. Mentre la certezza è solo una: l’aereo malese è stato abbattuto. Ma siccome gli esperti olandesi, che hanno visionato i resti e le lamiere contorte raccolti nei campi di girasole dell’Ucraina dell’est, dicono che l’aereo è stato tirato giù da «una pioggia di colpi» tutte le ipotesi rimangono in campo. Anche quelle più inquietanti. E quelle più fantasiose. L’aereo di linea partito da Amsterdam e diretto in Malesia, pur volando ad una altezza di circa 10mila metri, transitava, senza che gli ignari passeggeri ne fossero a conoscenza, su una zona di guerra (l’area di Donetsk, appunto). Un corridoio rischioso, ma capace di far risparmiare alle compagnie aeree qualche ora di tempo e parecchio carburante. Subito dopo il disastro iniziarono le reciproche accuse: i separatisti filorussi contro i soldati di Kiev e viceversa. Un can-can mediatico sulla ricerca di un colpevole che, sfruttando l’emozione del disastro, distoglie l’attenzione da alcuni fatti. Come, ad esempio, il perché un volo di linea possa passare su zone di combattimenti cruenti, oppure quale interesse avrebbero avuto i contendenti a provocare un simile disastro. Oggi, con questi primi dati dell’inchiesta olandese, non ci sono altre novità o certezze. E così tutte le ipotesi rimangono in campo. A cominciare dalla possibilità che ad abbattere il volo di linea possa essere stato non tanto un missile terra aria sparato dai separatisti filorussi, i quali negano tenacemente e reiteramente di averne mai posseduti, ma da alcune raffiche sparate da un caccia ucraino. Caccia che decine di testimoni dicono di avere visto solcare quei cieli proprio negli istanti precedenti al disastro. Insomma il giallo si può infittire. E perciò tornano alla mente le ipotesi più controverse. O, se volete, le più romanzesche. Come quelle che hanno a che fare con la teoria del complotto. Ovvero la possibilità di tirare giù l’aereo presidenziale russo che, pochi minuti prima, pare volasse proprio allineato al boeing malese. Aereo presidenziale con a bordo ovviamente Vladimir Putin che rientrava dal viaggio in sud America. Aereo con insegne simili, guarda la coincidenza, a quelle del velivolo malese, anch’esso con i colori blu e rosso sulla carlinga. Chissà. E se non ci fossero di mezzo tutte quelle povere vittime innocenti potrebbe diventare uno spunto per una spy story. Degna di Jan Fleming.