Che cosa ha fatto Marino per Roma? Niente, tranne inaugurare le opere di Alemanno
Roma, settembre 2014 dell’era Marino. Il sindaco annuncia finalmente che si cambia registro. Visto che la città sta scivolando inesorabilmente in una palude senza che né lui né i suoi sodali siano in grado di impedirlo, ora tenta un’operazione mediatica fingendosi deus ex machina delle opere pubbliche della Capitale, cercando di salvare la faccia. In che modo? Predisponendo unfitto calendario di inaugurazioni di opere altrui, o quantomeno ideate e iniziate molto prima del suo rovinoso avvento. Una “mandakata” si direbbe, ma facilmente smascherabile. Marino dichiara di voler «liberare la Capitale dalla morsa del traffico», ha dichiarato inaugurando il sottopasso Settecamini, definendo l’allargamento della via Tiburtina «un cambio di passo rispetto alle precedenti amministrazioni». Ma è una bugia colossale. La prima pietra per il raddoppio della Tiburtina è stata posata nel maggio 2009: una nuova strada (700 metri) fra via di Tor Cervara e via Tivoli, nel tratto che va dal ponte di sovrappasso degli acquedotti Acea Ato2 alla centrale Acea di distribuzione elettrica. Tagliò il nastro l’assessore capitolino ai lavori pubblici, Fabrizio Ghera, giunta Alemanno. Se lo ricorda bene: «Fu un miracolo sbloccare i finanziamenti. Ci sono stati rallentamenti, abbiamo dovuto attendere il nulla osta della soprintendenza per via dei ritrovamenti archeologici della zona. Poi i vincoli del patto di Stabilità hanno fatto il resto». Insomma non si fece in tempo a realizzare l’opera, ma certo Marino non ha fatto un grande sforzo: «Era già pronto il sottopasso», dice Ghera e anche quando il sindaco si appropria di un altro intervento collaterale, ossia l’apertura di via a dei Radar e il proseguimento di via dei Colli del Velino, aggiungendo che si tratta di un’ «arteria che rivoluzionerà la vita quotidiana di tanti cittadini», ci sembra di sognare. Anche questo intervento era pronto, «mancavano solo i lampioni» spiega l’ex assessore. Insomma non è elegante millantare una differenza di passo con le passate amministrazioni quando molti sforzi per ammodernare la Capitale sono stati posti in essere in precedenza. Marino annuncia, per esempio, come un’opera caduta per grazia divina anche la prossima apertura della Metro C, con parole enfatiche, senza ricordare – ma i romani lo sanno – che è un progetto trentennale. «Il cantiere fu abbandonato a se stesso tra intralci e burocrazia, noi lo rimettemmo in piedi». E ora Marino lo inaugurerà. Niente di male, a qualcuno toccherà pure inaugurarlo. Ma la presa in giro non è tollerabile. «Da parte della giunta Marino in un anno e mezzo non è partita neanche mezza opera strutturale», pedonalizzazione dei Fori a parte. Dunque un profilo sobrio da parte sua sarebbe apprezzabile. Invece il tentativo è quello di distrarre l’opinione pubblica dalle sue manchevolezze, con la maggior parte della stampa che ripete a pappagallo le sue parole senza che nessuno gli chieda conto come mai, allora, da sei mesi la tangenziale è ancora chiusa dopo le grandi piogge del gennaio scorso. Sei mesi per un’emergenza di quella portata sono uno scandalo. Come pure il fatto «che nei mesi estivi non si è fatta manutenzione delle strade, come solitamente accadeva. «A ottobre e novembre, alle prime piogge, questa mancata manutenzione la pagheranno i romani… Forse per Marino sarebbe consigliabile un basso profilo…