Con i tagliatori di teste non c’è dialogo. Ma per la sinistra questa è una tesi “fascista”

10 Set 2014 16:23 - di Francesco Signoretta

Immagini di teste mozzate, sangue che scorre sul terreno, occhi disperati. Uomini umiliati, in ginocchio, derisi e poi uccisi. Bimbi a cui viene negato il diritto di vivere, la loro ingenuità piegata dall’orco cattivo che è più forte. O meglio, è più cattivo. Più infame. Tante, troppe vittime, nel falso nome della religione, anch’essa piegata alle esigenze dell’orco cattivo. Che è un terrorista. Un terrorista islamico, che non perdona chi ha una fede diversa. E da qui, dall’Occidente, solo timide reazioni, precedute da irritanti discorsi buonisti, le famose anime belle della sinistra che risolvono tutto parlando di dialogo, come se fosse possibile dialogare con i tagliatori di gola. E chi invece, fino ad ora, l’ha pensata diversamente, rilevando che l’Europa e l’Italia stavano correndo grossi rischi, è stato bollato come intollerante. Siamo arrivati al punto di non-ritorno per ammettere alla Camera, finalmente, che siamo un Paese nel mirino del terrorismo islamico. Proprio per questo suonano come verità quelle tesi che prima erano considerate – dai santoni della sinistra – inaccettabili perché fasciste. Significative le parole del vescovo di Imola, Tommaso Ghirelli, che dopo la sua lettera su “Califfato e profughi” è tornato sull’argomento: : «Da decenni le comunità cristiane del Medio Oriente vivono nella condizione di minoranze perseguitate, fino al punto che chi può scappa, trasferendosi all’estero mentre le nostre scuole, i nostri ospedali, le nostre case di riposo ospitano persone di diverse religioni senza fare proselitismo». Per questo, l’aiuto materiale alle comunità perseguitate non potrà mai bastare: «Abbiamo il dovere di alzare la voce», ha detto invitando alla mobilitazione «di tutti gli uomini di buona volontà, in particolare i capi religiosi, e di fare pressione insieme sulle Autorità civili, perché la disparità di trattamento venga eliminata, con un’esemplare inversione di tendenza». Ecco, la mancata reciprocità, quello che molti italiani hanno sempre sottolineato e denunciato: noi apriamo le porte, loro ci ammazzano. Un discorso che non piaceva né al Pd né ai vendoliani e neppure alla Boldrini. Ma ora la politica è chiamata a rispondere. Un primo segnale è arrivato dal Mattinale, la nota politica azzurra: «Per noi la minaccia è tale che esige una nuova Pratica di Mare, dove insieme le forze della Nato e la Russia stipularono nel 2002 un patto di collaborazione strategica contro il terrorismo islamico, che minaccia i Paesi che hanno radici cristiane. Invece purtroppo l’Europa non ha la forza di cambiare verso rispetto alla politica di demonizzazione di Putin introdotta dagli Usa per ragioni estranee agli interessi di libertà e sicurezza del nostro continente, e dell’Italia e della Germania in particolare». E su questo non ci sono dubbi: l’Italia renziana è scivolata nell’errore di essere anti-Putin, un errore di cui paghiamo le conseguenze sotto tutti i profili. Lo stesso errore dell’Italia del Pd che condannava l’intesa con Gheddafi, l’unica capace di frenare gli sbarchi. O dell’Italia di sinistra che brindava alla vittoria dei Fratelli musulmani. La stessa sinistra che solo ora sta capendo che tutto questo buonismo sta mettendo in pericolo i nostri figli. E non sa dare una risposta, chiusa com’è nel suo infantilismo politico.

 

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