Così Barbie ha sconfitto le femministe (con l’aiuto dello stilista di Chanel, Karl Lagerfeld)
Nemiche giurate negli anni che furono, oggi Barbie e le femministe hanno sfilato insieme. O quasi. Opera di Karl Lagerfeld, che alla settimana della moda di Parigi ha presentato la collezione di Chanel inscenando una manifestazione. Modelle con megafoni e cartelli hanno rivendicato che il «Tweed è meglio del Tweet» e che «Anche i ragazzi dovrebbero restare incinti», incitando poi al «Divorzio per tutti» e a «Fare la moda non la guerra». In prima fila, a guidare il corteo lungo lo Chanel Boulevard allestito per l’occasione, c’era lo stesso Lagerfeld. «A genius», hanno sentenziato gli addetti ai lavori, che con lo stesso entusiasmo avevano accolto il lancio di un’altra “opera” dello stilista: la Barbie a sua immagine e somiglianza. Messa sul mercato ieri, la bambola vestita come il guru della moda tedesco è andata esaurita in poche ore. E il suo prezzo non era esattamente popolare: 200 dollari. «Solo un’icona può ispirare un’icona», si legge sulla foto che Barbie ha postato sul profilo Instagram aperto alla vigilia di questo mese della moda, il 27 agosto (quello “personale” è di gran lunga precedente).
Così Barbie si è convertita in fashion blogger, attualizzando un’antica passione per la moda che già in passato le era valsa l’omaggio di brand di altissimo livello, Bulgari compreso. Un’operazione di successo, visto che in un mese si è guadagnata oltre 350mila followers, recensioni su Vogue e posti nella front row delle più prestigiose sfilate di New York, Londra, Milano e Parigi, come puntualmente postato nel suo diario social per immagini. Non solo. Oltre a ispirare la sua versione lagerfeldizzata, in questa stagione Barbie è stata la musa di un’intera linea di Moschino, il suo look è stato al centro di servizi sulle riviste di moda e alcune fashion icon in carne e ossa si sono divertite a “copiarla” in occasione delle sfilate.
Dunque, a 55 anni questa bionda americana sta dimostrando che dietro la sua eterna giovinezza non ci sono solo curve di plastica, ma anche la capacità di stare nei tempi e di interpretarne lo spirito e gli strumenti rimanendo sempre se stessa. «Be your own stylist» si leggeva tra l’altro sui cartelli delle finte femministe di Lagerfeld. Un messaggio forse meno banale di quello sembra. Che negli anni Barbie sembra aver capito e le femministe (quelle vere) no. Non a caso una resiste come inossidabile icona pop a livello globale e le altre – assolta la loro funzione storica – restano nell’immaginario collettivo come fenomeno da rigettare (come avvenuto con i video virali di questa estate) o da parodiare (come ha fatto Karl “il genio” Lagerfeld).