È merito di Elisabetta se la Union Jack può sventolare ancora ad Edimburgo

19 Set 2014 17:06 - di Mario Aldo Stilton

«Pensateci bene…». Un po’ taccagna, come i suoi scozzesi, Elisabetta seconda lo è sempre stata. Ma quelle due sole parole e quello sguardo interrogativo carpito dalla telecamera alla fine sono stati sufficienti. Hanno convinto la maggior parte dei fedeli sudditi di Edimburgo che non era proprio il caso di fare un torto alla, seppur lontana, discendente di Maria Stuart. Due parole che hanno avuto l’effetto della pillola dell’oblio facendo dimenticare a kilt e cornamuse il fastidio per le ingerenze e gli appelli degli ultimi giorni. A cominciare da quello di quel bellimbusto di Obama, a quello della Merkel fino al grido di dolore del Fondo Monetario Internazionale: tutti preoccupatissimi e tutti speranzosissimi. E tutti così antipatici da divenire sponsor involontari, ma efficacissimi, dei paladini dell’indipendenza scozzese. Per fortuna della Union Jack c’è stata lei. Questa nonnina un po’ curva per gli acciacchi e per l’età che di abdicare in favore di quello scavezzacollo ultrasessantenne di Carlo non ci ha proprio mai pensato. Lei, che ha taciuto per tutte queste settimane di campagna elettorale, mentre il vento delle Highlands strapazzava la sicumera dei vari Cameroon e Miliband gonfiando i vessilli con la croce di sant’Andrea. Lei che infine, poco prima dell’ultimo minuto utile, ha deciso di dire la sua. Scongiurando così il disastro di un voto che avrebbe mandato definitivamente in frantumi il Regno Unito. Due parole. L’invito a riflettere. E il sangue, il sudore, la terra, le origini, gli avi e la storia che tornano a mischiarsi prepotenti. Anche nei cuori e nelle menti di quelli già stanchi e delusi. Due parole. Due parole che condannano alla sconfitta elettorale il premier scozzese Salmond e i suoi baldi secessionisti che davvero avevano cominciato a credere nell’impresa. Due parole che, probabilmente, costeranno tantissimo, in termini di concessioni, di autonomia, di nuovi privilegi. Come del resto si sono subito incaricati di spiegare anche i rappresentanti del Galles e dell’Irlanda del Nord. Se la Union Jack può ancora sventolare ad Edimburgo lo deve a questa vecchia Regina. Cosa accadrà dopo di lei è un interrogativo tutto da riempire.

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