È polemica sul pagamento dei debiti dello Stato. Brunetta: “Il Mef aggiorni i dati”
È il caso più classico di “annuncite” acuta e perniciosa non seguita da fatti concludenti. Parliamo del pagamento dei debiti (circa 90 miliardi) che la pubblica amministrazione ha contratto verso le imprese. Lo Stato debitore – è cosa nota – impiega una velocità inversamente proporzionale rispetto a quella utilizzata, a parti rovesciate, dallo Stato creditore. Il paradosso di tanto menefreghismo è che molte attività finiscono per chiudere poiché strozzate dai crediti più che dai debiti. Una situazione a dir poco intollerabile che sin dal giorno del suo insediamento a Palazzo Chigi, Matteo Renzi aveva deciso di prendere di petto scegliendola come terreno ideale sul quale mostrare la siderale distanza tra un “prima” ed un “dopo”: la sua nomina a premier, ovviamente. Da quel giorno – annunciò – tutto sarebbe cambiato e dal 21 settembre – cioè da due giorni a questa parte – lo Stato avrebbe diligentemente e fino all’ultimo centesimo onorato i propri debiti. Ne era talmente sicuro, Renzi, da indurre uno scettico Bruno Vespa a scommettere di percorrere a piedi una cifra di chilometri se l’impegno governativo fosse stato mantenuto. Ora che la festa è passata, la sensazione è che il santo sia stato gabbato. Il primo a chiedere spiegazioni in 140 battute è il capogruppo forzista Renato Brunetta, uno solitamente molto attento a verificare lo spread tra parole e fatti. Il suo tweet è lapidario: “Dopo 2 giorni dal 21 settembre sito debiti Pa non aggiornato. Perché Mef non pubblica dati e dimostra assunto Matteo Renzi che promessa mantenuta?”. Già, perché?
Ma non è solo l’opposizione politica a richiamare il premier al rispetto degli impegni assunti. Prende posizione anche la Cgia di Mestre, assurta nel tempo a ruolo di autorevolissimo pulpito quando si tratta di sciorinare cifre, dati e statistiche: “Ammetto che il Governo Renzi ha fatto più degli altri governi – premette il segretario Giuseppe Bortolussi – ma la pubblica amministrazione deve dare alle imprese altri 30 miliardi. Denaro che sarebbe fondamentale per rilanciare l’economia del Paese. Renzi – ha aggiunto – ci deve dire a quanto ammontano i debiti. Lui ha detto che sono stati pagati tutti, io scommetto mille euro che ancora mancano 30 miliardi. Ci vorrebbe un po’ più di rispetto nei confronti dei cittadini che lavorano per lo Stato”.
Sulla vicenda è intervenuto anche Mario Mauro di Italia Popolare: “L’affermazione per la quale pagare un debito equivale da parte del debitore a invitare il creditore a presentare una richiesta online in Italia è consentita solo quando il debitore è fallito. Al di fuori di quel caso pagare un debito significa estinguerlo e quindi è un fatto oggettivo che ciò non è avvenuto.