“Habemus” Csm ma arriva una nuova fumata nera per la Consulta: traballa il ticket Violante-Bruno

23 Set 2014 17:03 - di Redazione

Questa volta tutto come previsto: fumata bianca per il Csm con l’elezione degli ultimi due componenti “laici” individuati dal Parlamento in Paola Balducci e Pierantoni Zanettin, nera, invece, per quel che riguarda la Corte Costituzionale dove il ticket rosso-azzurro Violante-Bruno ha prudentemente (e temporaneamente) lasciato il posto ad una tatticissima scheda senza nomi: alla fine, per la Consulta, sono state 655 le schede bianche, su 848 votanti.

L’indicazione di non votare, già trapelata nei giorni scorsi, è stata ufficializzata in mattinata da Pd e Forza Italia, entrambi preoccupati dall’irrimediabilità di una nuova bocciatura dei nomi proposti. La preoccupazione maggiore si avverte tuttavia nel partito di Largo del Nazareno dove il timore che la latente indisponibilità a votare Donato Bruno – immediatamente bersagliato dal Fatto quotidiano come destinatario di un avviso di garanzia da parte della Procura di Isernia – finisca per risucchiare nel vortice delle polemiche e delle ritorsioni anche quello di Luciano Violante.

Con una fumata bianca ed una nera era quasi fatale che l’orizzonte dei prossimi giorni si presentasse grigio. Archiviata positivamente la pratica del Csm, che ora potrà finalmente insediarsi e riunirsi, il Parlamento è chiamato a sciogliere entro una settimana il nodo della Consulta. Con un interrogativo destinato in questi giorni a pesare come un macigno sul fragile equilibrio ancora esibito con successo dall’asse Pd-Forza Italia: quanto inciderà sulla prospettiva di Violante (e Bruno) giudice costituzionale la fronda interna che nel Pd si va organizzando verso Renzi?

Il rischio, per il premier, è che l’accordo parlamentare con Berlusconi sulla Consulta venga preso in ostaggio dalla minoranza per alimentare il fuoco di fila che essa stessa si accinge a rovesciare sul Jobs Act e sulla riforma dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. L’ostentata sicurezza con cui il premier ha commentato dagli States le manovre dei suoi compagni di partito autorizzano a ritenere che neppure un personalità del calibro di Violante possa, nel Pd, sentirsi al riparo da vendette e ritorsioni.

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