Il maestrino Prodi dice che l’Europa non va. Parla proprio lui, che ci ha portato al disastro
«L’Europa non sa guardare al futuro», «è un laboratorio smarrito», «un museo», «siamo stati il malato del mondo». A parlare non sono gli euroscettici, che continuano a battersi per il ritorno alla lira. E neppure gli europerplessi, che vogliono meno rigore e meno sudditanza nei confronti della Merkel. Non è Giorgia Meloni, che della dignità del nostro Paese ne ha fatto un cavallo di battaglia. Non è Matteo Salvini, con il suo “basta euro tour”. Non è Silvio Berlusconi, avversario storico della leader tedesca. A porre una domanda fondamentale («dov’è la solidarietà se i leader europei dicono che spendere così tanto per il welfare è la condanna dell’Europa?») è la persona che meno ti aspetti: Romano Prodi. Sì, proprio lui, l’ex premier che ha fatto sprofondare il Paese con un’entrata folle nell’euro, piegandosi a un cambio che si è rivelato la condanna a morte (economica) per tutti gli italiani. In un’intervista all’Avvenire cambia registro, come se fosse esente da ogni colpa, come se nella catastrofe economica lui non avesse avuto un ruolo da protagonista. Ci vuole una bella faccia tosta per parlare in questo modo, senza nemmeno accennare a un mea culpa. Prodi, che ha sempre avuto l’area del professorone o del maestrino, arriva a dire: «Non è più il momento di fare i maestrini, di dimostrare che si è meglio degli altri: è il momento del progetto e della solidarietà». Misterioso resta il suo progetto. La conclusione del discorso è ancora più demagogica: «L’Europa ha un disperato bisogno di riflettere, di interrogarsi, di scoprire la solidarietà. C’è bisogno di parole profetiche ma anche cariche di concretezza, per strappare la scena a contrapposizioni astratte e spostare il dibattito sui destini dell’uomo». Filosofeggia, Prodi, atteggiandosi a grande saggio (e magari accarezzando ancora l’idea del Quirinale). Con una certa abilità, evita di toccare i tasti dolenti: chi è stato responsabile dell’entrata nell’euro a condizioni svantaggiose, chi ha detto che sarebbe stato il grande sogno italiano, chi ci ha buttato nelle braccia della Germania e chi ci ha consegnato agli ordini della Merkel. Sarebbe fin troppo facile dirlo, tutti colpevoli, da Prodi a Monti passando per i massimi vertici del centrosinistra. Ma su questo il Prof non parla. Si limita a fare il maestrino dicendo che gli altri non devono fare i maestrini. Coerenza vetero-ulivista.