Nella “civile” India si comprano le spose vergini per 200 euro. E i “mariti padroni” le schiavizzano

22 Set 2014 17:48 - di Redazione

Migliaia di ragazze dai 12 ai 21 anni sono vendute come mogli nel nord dell’India con la complicità di intermediari senza scrupoli che le rapiscono o le comprano per pochi soldi da famiglie povere. Il prezzo di una sposa vergine, scrive l’ultimo numero del settimanale The Week in un’inchiesta dal titolo “Il grande bazar delle spose indiane”, va dalle 15 alle 50mila rupie (da circa 200 a 640 euro) a seconda delle esigenze e dell’età del marito. Ma se viene rivenduta, come spesso capita, «il prezzo scende come tutte le altre merci», spiega un mediatore di un villaggio del Rajasthan. La ragione del fenomeno è nello squilibrio demografico tra i sessi che in alcuni stati nord occidentali come Rajasthan e Haryana è molto elevato a causa della pratica del feticidio femminile. Il villaggio di Mewat, a una cinquantina di chilometri da Gurgaon, il polo dell’high tech di New Delhi, è tradizionalmente considerato un fiorente mercato per il commercio di “paro” (come sono chiamate le mogli comprate da fuori). Il settimanale ha raccolto diverse testimonianze scioccanti di donne, provenienti in maggior parte dal nord est dell’India, che sono state cedute a uomini disabili o anziani in cerca di mogli come “schiave del sesso” oppure semplicemente per svolgere le mansioni domestiche. Jamila, che ora ha 60 anni e che è originaria dell’Assam, ricorda che la prima volta è stata venduta a un “marito padrone” che l’ha barattata per una mucca. Ora vive con il terzo marito, un guidatore di risciò e ha sette figli. Sanija, 25 anni, era stata condotta a New Delhi da uno “zio” con la scusa di una gita allo storico Forte Rosso. Ma poi è stata venduta a un padre di sei figli in un villaggio dell’Haryana. «Sono stata stuprata e picchiata – racconta – e poi costretta a duri lavori nei campi e in casa» finché l’uomo non ha recuperato le 30mila rupie che aveva speso. «L’80% delle donne vittime del traffico – spiega un responsabile dell’ong Empower People – non ha nessun tipo di documento o status sociale. Sono vendute e comprate diverse volte per procreare figli o per lavorare in casa o nei campi». Siccome sono sposate legalmente, continua, «i mediatori non possono essere accusati di traffico o di sfruttamento della prostituzione». In Madya Pradesh, nell’India centrale, ogni giorno scompaiono 15 ragazze soprattutto quelle provenienti dalle aree tribali che sono le più povere e arretrate. Secondo la polizia, il fenomeno della compravendita delle spose è in aumento per via della pressione sociale sui giovani indiani che non trovano un numero sufficiente di ragazze da marito e che non possono sposare donne di caste inferiori. I trafficanti hanno allora escogitato un sistema per soddisfare la domanda di spose da parte delle famiglie appartenenti alla casta dei brahmini o altre classi sociali. Dopo aver comprato le ragazze nei villaggi tribali le “istruiscono” in base all’etichetta e alle usanze delle classi benestanti e le “vendono” come spose di casta elevata. Per rendere più credibile l’appartenenza a una famiglia di brahmini o jainista, le costringono a cambiare anche il cognome.

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