Renzi alza la voce per difendere i Bronzi di Riace ma non fa una telefonata per liberare i due marò
La domanda arriva di prima mattina, nell’intervista radiofonica a Rtl, due giorni dopo il drammatico malore accusato da Massimiliano Latorre, uno due nostri due soldati “in ostaggio” in India. Il premier, però, non ha molta voglia di entrare nel merito, sono lontani i toni ottimistici di inizio mandato, quando sembrava che con il suo arrivo l’empasse burocratica potesse miracolosamente sbloccarsi. «La vicenda dei marò è nata male e proseguita peggio: stiamo cercando di rimetterla nei binari giusti», dice Renzi, che aspetterà i prossimi impegni internazionali per discutere della vicenda con le autorità di Nuova Delhi, come se le condizioni di salute di Latorre non giustificassero una mossa immediata, una telefonata, un intervento in sede internazionale, come invece aveva lasciato intendere il ministro Mogherini. «Ho parlato col primo ministro indiano Narendra Modi (agli inizi di agosto ndr), gli riparlerò nei prossimi giorni in occasione della partecipazione ad alcuni vertici internazionali», dice il premier alla radio.
Maggiori certezze, invece, Renzi le mostra sulla questione del trasferimento a Milano dei Bronzi di Riace in occasione dell’Expo. Qui il premier alza la voce, fa il gradasso, contestando la battaglia di Vittorio Sgarbi in favore della temporanea riallocazione delle opere da Reggio Calabria a Milano, scavalca perfino il ministro dei Beni Culturali Franceschini (che ha nominato una commissione di esperti per valutare i rischi del trasferimento) e tuona: «Spostare i bronzi di Riace da Reggio Calabria a Milano per l’Expo non ha senso. Perché spostare i bronzi da Reggio a Milano quando dovrei portare i visitatori da Milano a Reggio?». Posizione coraggiosa, magari se ne avesse altrettante anche in sede di politica estera e sulla questione dei marò, sarebbe sicuramente più apprezzabile.
Intanto, oggi, oltre che in radio, Renzi ha esternato a getto continuo anche sui giornali, passando dalla difesa degli 80 euro agli annunci sui possibili risparmi di spesa per venti miliardi. Sulla scuola, invece, siamo passati dall’assunzione di centomila precari alla pubblicazione delle linee guida di una riforma che, annuncia Renzi, sarà disciussa da qui a un anno: «Propongo che per un anno tutta Italia – destra, sinistra, nord, sud – discuta di come insieme vogliamo rifare la scuola, perché non la può rifare Renzi o il ministro: o la rifà una comunità o sarà l’ennesima riforma calata dall’alto», dice Renzi. Del resto, a mille giorni, ne mancano ancora 998.