Sepolta fino al collo e uccisa a sassate: l’estremismo islamico “punisce” una donna infedele
Raccapricciante, crudele. Un altro fatto di sangue nelle zone controllate dall’estremismo islamico. Un altro episodio che deve far riflettere. Una donna somala, di 33 anni, è stata uccisa con la lapidazione in una regione della Somalia controllata dal gruppo estremista Shabaab. Contro di lei l’accusa di poliandria, un’accusa che le è costata una morte atroce. La donna è stata infatti sepolta fino al collo. Poi le hanno bendato gli occhi e subito dopo è stata presa a sassate da uomini col volto coperto davanti a una folla che inveiva e applaudiva con entusiasmo. «La donna è sposata con quattro uomini, ha confessato», ha gridato alla folla radunata a Baraw, nel sud della Somalia, il giudice del tribunale islamico Sheik Mohamud Abu Abdullah.
Gli Shabaab, i “giovani”, controllano vaste zone del sud e del centro della Somalia, dove impongono una rigida applicazione della sharia, la legge islamica. Due anni fa aveva fatto scalpore in Occidente la lapidazione di una giovane condannata per rapporti sessuali extra-matrimoniali. In precedenza c’erano state numerose segnalazioni di lapidazioni di presunte adultere, tra cui una ragazzina di 13 anni che secondo gruppi in difesa dei diritti umani era stata violentata da un gruppo proprio di Shabaab. A subire l’atroce esecuzione l’anno scorso era stato anche un giovane condannato perché gay. La Somalia è nel caos fin dalla guerra civile seguita alla caduta del dittatore Siad Barre nel 1991, deposto col decisivo intervento americano e degli alleati occidentali a fianco dei ribelli nell’operazione “Restore Hope”. Nel 2009 gli al-Shabaab hanno dichiarato la loro alleanza con al Qaeda che li ha ufficialmente integrati nella sua rete terroristica all’inizio del 2012. Un anno prima però erano stati costretti a ritirarsi da Mogadiscio dai soldati dell’Unione Africana (Amisom) e da allora hanno gradualmente perso tutte le loro roccaforti nel centro e nel sud del Paese. La lapidazione (in lingua araba Rajm) è presente nella giurisdizione di alcuni stati totalmente o parzialmente islamici, come Nigeria, Arabia Saudita, Sudan, Emirati Arabi Uniti, Pakistan, Afghanistan e Yemen (in Iran è stata abolita nel 2012).