Trattativa Stato-mafia, Napolitano dovrà deporre: sarà sentito al Quirinale
La Corte d’assise di Palermo ha ribadito la necessità di sentire come testimone al processo sulla trattativa Stato-mafia il capo dello Stato Giorgio Napolitano. La deposizione, chiesta dai Pm, era già stata ammessa, ma dopo la lettera inviata ai giudici da Napolitano, alcuni legali ne avevano chiesto la revoca. In assenza di una norma specifica sulla deposizione del capo dello Stato, la Corte applicherà l’articolo 502 del Codice di Procedura penale che prevede l’esame a domicilio del teste che non può comparire in udienza. Alla testimonianza, di cui ancora non è stata fissata la data, non parteciperanno né il pubblico né gli imputati, ma solo i legali e la procura e si svolgerà al Quirinale. Napolitano dovrà riferire in aula sulle «preoccupazioni espresse dal suo consigliere giuridico Loris D’Ambrosio nella lettera del 18 giugno 2012 – concernenti il timore di D’Ambrosio “di essere stato considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”, e cioè nel periodo tra il 1989 e il 1993».
Il principale testimone, lo stesso Loris D’Ambrosio, morì poi nel luglio 2012, a 64 anni, per un infarto. «Prendo atto dell’odierna ordinanza della Corte d’Assise di Palermo. Non ho alcuna difficoltà a rendere al più presto testimonianza – secondo modalità da definire – sulle circostanze oggetto del capitolo di prova ammesso», ha commentato Napolitano. La prossima udienza del processo trattativa sarà invece il 2 ottobre: la procura chiama a testimoniare il collaboratore Vincenzo Sinacori, ex fedelissimo del superlatitante Matteo Messina Denaro.