Battaglia in commissione sulle unioni gay. I “vizi” del testo Cirinnà
Il tema delle unioni civili spacca la maggioranza e mette in subbuglio Forza Italia e Pd: basta seguire cosa sta avvenendo in commissione Giustizia del Senato, dove si dibatte sulla materia e i parlamentari di Ncd si iscrivono in massa a parlare per evitare che si arrivi al voto sul testo base messo a punto dalla relatrice Monica Cirinnà (Pd).
Divisioni in Forza Italia e nel Pd
Una strategia che consente a FI e Dem di prendere tempo per tentare di ricompattarsi al proprio interno. I senatori azzurri hanno già tenuto una riunione che si è conclusa con un sostanziale 11 a due, cioè 11 contro il testo Cirinnà e due a favore. Il confronto nel Pd invece è previsto per martedì sera. Il capogruppo Zanda ha convocato una riunione dalla quale, spiegano alcuni senatori Pd, “si dovrebbe uscire con un voto sul testo base”. Obiettivo: arrivare in commissione con una posizione compatta. Forza Italia, invece, sempre per martedì, ha convocato una conferenza stampa per spiegare quale “sarà la sua posizione sul provvedimento”, come spiega il presidente della commissione Francesco Nitto Palma.
La reversibilità delle pensioni ci costerebbe 42 miliardi
Ncd, che sta di fatto facendo “ostruzionismo” impedendo che si voti in settimana, come denuncia la relatrice Cirinnà, è invece più compatto: rifiuta in toto il testo, soprattutto quella norma del progetto di legge che equipara le unioni civili al matrimonio “lasciando la strada di fatto aperta”, come sottolinea il capogruppo Ncd Maurizio Sacconi “all’utero in affitto” oltre che alle adozioni in coppie gay. Per non parlare della possibilità di trasmettere le pensioni di reversibilità al compagno, uno “scherzo” che secondo Sacconi potrebbe costare alle casse dello Stato “circa 42 miliardi, cioè il 2,6% del Pil”.
Il voto previsto tra una settimana
Fino a martedì, comunque, spiegano alcuni commissari, non succederà nulla. Prima, infatti, deve esserci un chiarimento politico nei gruppi. Ma se queste sono le premesse e se si pensa che è dal 2006 che su “Dico”, “Cus”, unioni civili o coppie di fatto (“il nome cambia ma la sostanza è la stessa”) le forze politiche si stanno logorando, una soluzione a breve non è pensabile. “Vedrete – interviene invece sorridendo Palma – comunque un po’ di chiarezza arriverà perché io mercoledì il testo Cirinnà lo metterò al voto…”.