Centri sociali e No Tav in ginocchio dal Papa. Ma non erano anticlericali?
È bastata una battuta, a papa Francesco, per sgomberare il campo da qualsiasi equivoco: «Terra, lavoro, casa. Strano, ma se parlo di questo per alcuni il Papa è comunista». Bergoglio lo ha detto incontrando i rappresentanti dei movimenti popolari provenienti da tutto il mondo, invitandoli a ribellarsi ancora contro le ingiustizie sociali.
L’invito a lottare per i diritti
«Diciamo insieme con il cuore: nessuna famiglia senza tetto, nessun contadino senza terra, nessun lavoratore senza diritti, nessuna persona senza la dignità del lavoro!», ha detto il Papa, esortando i suoi “ospiti” a «continuare la propria lotta: ci fa bene a tutti».
Violenti e laicisti si inchinano al Pontefice
Davanti a lui c’erano molti comunisti dichiarati, come gli esponenti del Leoncavallo. C’erano quelli che si sono votati a forme di lotta violenta, come i No Tav. C’erano i centri sociali del laicismo a tutti i costi, quelli che ancora in queste ore chiedono la rimozione dei crocifissi e dei simboli religiosi dalle aule, per esempio, dell’università di Firenze. Ma c’erano anche alcuni che sono davvero la voce degli ultimi, come i cartoneros, i campesinos, coloro che portano avanti le battaglie per il riscatto sociale dei poveri d’Africa o d’Asia.
«L’amore per i poveri è al centro del Vangelo»
Il successore di Pietro, fino all’altro ieri nemico pubblico numero uno di numerosi dei presenti, non ha fatto altro che ricordare che «l’amore per i poveri è al centro del Vangelo». L’incontro in Vaticano «non risponde a nessuna ideologia», ha spiegato ancora il Pontefice, chiarendo al mondo (e ai convenuti) che la ribellione contro le ingiustizie sociali è un valore universale, come universali sono i valori di quella Chiesa di cui i movimenti più radicali chiedono l’esclusione dal consesso civile in nome di una male intesa laicità.