Gli azzurri: «Non facciamoci del male». Alemanno: «Sulle primarie concordo con Fitto»

3 Ott 2014 18:03 - di Guglielmo Federici

Discutere non vuol dire dividersi e dopo il faccia a faccia duro e a viso aperto tra il Cav e Fitto ora è il momento della riflessione. I ragionamenti all’interno di Forza Italia e del centrodestra cercano di dare un senso politico a quanto visto e detto. Inizia la nota sul Mattinale a considerare che «in questo momento, e finché non sarà liberato Berlusconi da una catena ingiusta, è decisivo che chi ha responsabilità in FI sia lungimirante, e comprenda quale sia oggi la madre delle battaglie. Spostare il cannone e tirare colpi contro la linea impressa con chiarezza da Berlusconi è proprio sbagliato». Prosegue la nota politica dello staff del gruppo FI alla Camera: «Fitto fu il più determinato in quei mesi drammatici del 2013 a voler troncare i rapporti con Alfano e i suoi. Poiché a tutti noi era chiaro il punto: uccidere politicamente Berlusconi era un fatto di gravità inaudita. Uscire da quella situazione intollerabile per una democrazia era il compito decisivo della rinascente Forza Italia. Dunque più che mai occorre essere uniti, anche col sacrificio di legittime posizioni e ambizioni, per non disperderci in proteste e dissensi che lascino aperti fraintendimenti tra i nostri elettori». Avanti dunque, auspica il Mattinale, contro il vero «punto di blocco della politica italiana. Che è certo la contraddizione interna al Pd, che annacqua qualsiasi riforma modernizzatrice. C’è un masso ben più pesante però che impedisce al Paese di prendere la strada della salvezza allontanandosi da questa crisi, è la condizione di Berlusconi, privato della piena agibilità politica».

«Discutere non vuol dire dividersi, ma affrontare tematiche su cui si hanno pareri diversi», commenta il consigliere politico di FI, Giovanni Toti. «Berlusconi ha fatto notare che alcune uscite di Fitto hanno fatto male al partito, e che il dibattito interno non deve sconfinare nell’autolesionismo. Tutto qui». Toti, intervistato da Repubblica, minimizza lo scontro con l’ex governatore pugliese, sottolineando che «Berlusconi giustamente ha voluto ribadire che in FI non c’è posto per spaccature o correnti organizzate. Non è nel nostro dna». E a chi gli chiede se c’è aria di scissione  risponde no: «Quei parlamentari sono di Silvio Berlusconi. Sono lì per i suoi voti, per il suo programma e per portare avanti il progetto che abbiamo presentato agli elettori. Chi voleva andare via dal partito lo ha fatto un anno fa, tradendo il mandato elettorale che aveva ricevuto», afferma Toti osservando che le agenzie hanno dato una visione esagerata del confronto e che nella direzione del Pd «si è visto di peggio». Nel centrodestra molti ritengono che il confronto aperto da Fitto possa essere utile: «Noi non vogliamo intrometterci nelle vicende interne di FI perché bisogna rispettare la vita interna di ogni partito», dichiara in una nota Gianni Alemanno di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale. «Ma ci sono due cose che ci accomunano alla posizioni di Raffaele Fitto: la prima è la volontà di utilizzare le primarie per scegliere i candidati del centrodestra a cominciare dalle elezioni regionali; la seconda è quella di richiamare tutto il centrodestra a una maggiore decisione nel fare opposizione al governo Renzi». Sull’incisività o meno del ruolo di FI come opposizione interviene Francesco Giro invitando Fitto a «non sottovalutare Berlusconi»: «A Fitto suggerisco di ricordare sempre che Berlusconi è stato cacciato vai dal Senato con i voti decisivi del Pd. Quindi insistere nel dire che forza Italia è subalterna al Pd e a Renzi è una bizzarria del pensiero. Esiste un patto sulle riforme. Punto».

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