Il day after: in casa azzurra si lavora per ricomporre lo strappo, nessuna scissione alle porte
Nel day after la riunione dell’ufficio di presidenza di Forza Italia in casa azzurra si sceglie il basso profilo per decantare il clima incandescente dopo le parole forti corse tra Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto di cui la stampa ha dato un resoconto fin troppo fedele, sfiorando la cronaca di un incontro di boxe. Malgrado il parziale chiarimento del Cavaliere che ha negato qualsiasi intento offensivo nei confronti dell’ex governatore pugliese, le parole dal sen fuggite (se non ti sta bene, vattene, hai trecentomila voti fai un partito e poi mi ci alleo…) dimostrano uno stato di grande malessere dentro il partito, accresciuto dall’ulteriore calo di consenso fotografato dagli ultimi sondaggi. Berlusconi è arrivato all’incontro molto carico, e probabilmente malconsigliato, deciso a rassicurare il cerchio magico e a strigliare chi remerebbe contro e offre alla stampa l’immagine di un partito diviso. Chi, come Fitto e non solo, chiede chiarezza sulla linea politica, finora appannata da un’opposizione attenta a non disturbare il manovratore Renzi, e sulla selezione della classe dirigente. Il documento di Berlusconi (messo ai voti senza discussione e approvato frettolosamente con il no di Fitto e Capezzone) che ha messo nero su bianco un timido cambio di passo sul ruolo dell’opposizione, fatto salvo il patto del Nazareno sulle riforme costituzionale, non è bastato a placare le acque in un crescendo di esibizioni muscolari che, osservano in molti, sono l’ultima delle ricette per risollevare le sorti del partito. Se Berlusconi si è mostrato benevolo e interessato alla richiesta di Capezzone di ripartire da una chiara linea antigovernativa in materia fiscale, con l’ex governatore pugliese ha decisamente perso le staffe. Finora a nulla è servito il pressing dei pontieri (Verdini, Santanchè, Gasparri) perché il figliuol prodigo “salisse” dal presidente a chiarire e riparare i danni di uno dei giorni più brutti della storia di Forza Italia. Ma oggi è un altro giorno e per uscire dal cul de sac tutti sanno, Berlusconi compreso, che la messa al bando degli eretici non porta lontano e che è preferibile spostare riflettori ed energie sui contenuti politici. C’è chi è pronto a scommettere che il Cavaliere, «migliore dei suoi cattivi consiglieri». utilizzerà il fine settimana per una pausa di riflessione. Nessuna scissione alle porte, ipotesi sulla quale i retroscenisti sono già all’opera. Lo esclude il diretto interessato (nelle prossime ore da Verona confermerà la sua linea alternativa) che all’invito “cortese” del Cavaliere a fare le valigie ha risposto che la sua casa resta Forza Italia. «Vado avanti dentro il partito e non fuori», ha detto dopo aver espresso «una profonda amarezza» per l’attacco subìto («Quando è arrivato a darmi del “figlio di un vecchio democristiano”, ho dovuto respirare forte per non reagire. Io ho perso mio padre a 18 anni. Morì in un incidente stradale, aveva 47 anni. Certe cose non si devono dire»). Ad escludere scissioni e terremoti è anche il consigliere politico di Berlusconi, Giovanni Toti, che minimizza lo scontro in atto: «Discutere non vuol dire dividersi, ma affrontare tematiche su cui si hanno pareri diversi. Così si è fatto con Raffaele. Berlusconi ha fatto notare che alcune sue uscite hanno fatto male al partito, e che il dibattito interno non deve sconfinare nell’autolesionismo. Tutto qui».