In tutta Europa avanza il centrodestra, in Italia no. È il momento di uscire dalla rassegnazione

3 Ott 2014 19:09 - di Francesco Signoretta

L’Europa della Merkel e delle banche da una parte. L’Europa dei popoli dall’altra. E quei popoli, umiliati e strangolati dal rigore, possono e vogliono reagire, senza bisogno di far scoppiare l’inferno. C’è un dato di fatto: in tutto il Vecchio Continente – che mai come negli ultimi anni sta mostrando i segni del tempo, le rughe e i capelli bianchi – la gente vede uno spiraglio, un piccolo spiraglio. E dà fiducia al centrodestra. Sia chiaro, è un centrodestra che mostra forti differenze Paese per Paese, spesso anche contraddizioni forti e altrettanto forti tensioni. Ma è pur sempre unito da un comun denominatore, da una linea che ha punti-cardine chiari, che vanno dalle perplessità sui sacrifici chiesti per l’euro alle misure per contrastare l’immigrazione. È un centrodestra che non teme di essere accusato, come avviene da noi, di intolleranza, razzismo e catastrofismo: ha scelto una strada, crede in quella strada e non cambia per uniformarsi al politicamente corretto. I dati sono noti. In Francia i socialisti di Hollande non esistono quasi più, Marine Le Pen vola nei sondaggi e Sarkozy ha preparato nei dettagli il ritorno in grande stile. In Spagna c’è più o meno la stessa situazione, l’era di Zapatero è archiviata da tempo, le posizioni dei popolari sono consolidate. In Bulgaria prevale il centrodestra, per le sue ricette contro la povertà e la corruzione. In Ungheria non c’è storia. E ora i sondaggi danno un’altra brutta botta alla sinistra: per la prima volta dal 2012 – come riporta il Sun – i conservatori britannici guidati da David Cameron sono tornati in testa. Emerge così che i Tory raccolgono il 35% dei consensi, secondo il rilevamento, seguiti dai laburisti di Ed Miliband al 34%. Una distanza ravvicinata ma indicativa visto che è la prima volta in due anni che si registra un sorpasso rispetto all’opposizione, e questo a sette mesi dalle prossime elezioni politiche fissate per il 7 maggio 2015 per cui la battaglia e la campagna elettorale è di fatto già avviata. Il sondaggio – e questo è un dato importante – è stato condotto dopo il discorso del primo ministro Cameron a conclusione del congresso Tory a Birmingham con cui ha lanciato la sua sfida per restare a Downing Street, promettendo tagli alle tasse. Ecco, i tagli delle tasse, altro punto-cardine del centrodestra. All’appello, per adesso, manca solo l’Italia, perché da noi il centrodestra non ha ancora riacceso i motori, tanto da dare la sensazione di essersi addormentato. O peggio, di essere rassegnato. In attesa di chissà cosa. Ma è sbagliato attendere gli errori degli avversari. Bisogna svegliarsi e agire. Con le proprie idee. Con le proprie convinzioni. E soprattutto con coraggio.

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