La Boldrini filosofeggia sui sindaci “tristi”. Ma gli errori di Marino e Pisapia non sono frutto della solitudine

6 Ott 2014 13:21 - di Roberto Mariotti

Filosofeggia ancora, Laura Boldrini. Tono solenne per descrivere una situazione molto spesso frutto dell’ipocrisia politica della sinistra, della demagogia, di chi cerca di fuggire dalle responsabilità dando la colpa a ipotetiche situazioni. I due sindaci che stanno battendo tutti i record di impopolarità sono Marino e Pisapia? E lei in modo elegante, facendo di tutta l’erba un fascio, li difende, li discolpa, li assolve. Il tutto avviene nell’aula di Montecitorio, nella manifestazione dei primi cittadini. Ecco la sua frase storica: “Troppo spesso i sindaci soffrono un sentimento di solitudine, si sentono lontani dal Parlamento: crediamo che sia possibile un più stretto rapporto e una collaborazione stretta tra Parlamento,governo e comuni”. Spunta il concetto filosofico della solitudine, uno stato d’animo che rende tutti più fragili, a causa di istituzioni troppo fumose. “In questa aula – aggiunge – sono presenti oltre 600 primi cittadini che si lamentano della poca considerazione che hanno da parte nostra”. Poi le dichiarazioni di rito: “Scopo dell’incontro è quello di aprire l’istituzione parlamentare a un rapporto più stretto con il territorio. Non stiamo facendo una cerimonia, è un appuntamento di lavoro e ci confronteremo sui principali problemi che interessano le realtà locali”. Il saggio della Boldrini si conclude qui. Ma la vera solitudine – e questo la Boldrini non lo sottolinea – la vivono i sindaci di periferia, quelli dislocati lontani, chiamati a far fronte agli errori commessi dalla sinistra, in primis con l’immigrazione. Discorso diverso per i sindaci delle metropoli che non sono mai stati “abbandonati” e che devono la loro impopolarità a scelte assurde. Marino e Pisapia non vivono la solitudine, cone sostiene la presidente della Camera, ma pagano la loro scarsissima capacità di gestire politicamente i rispettivi Comuni. Roma e Milano sono in decandenza non certo per l’abbandono delle istituzioni parlamentari ma per l’inefficienza dei sindaci. Che hanno regalato campi nomadi, centri per immigrati nei luoghi meno adatti ad ospitarli, slogan vuoti e crollo della sicurezza. Altro che solitudine.

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