L’ultima sceneggiata di De Magistris: vede “fascisti” ovunque e scimmiotta Mario Merola
Una sceneggiata da dilettanti, ridicola e a tratti irritante, perché Luigi De Magistris non ha né la voce né le capacità di Mario Merola. Niente zappatore, c’è ‘o sindaco, si mette lì, sotto i riflettori, fa la vittima, chissenefrega se s’è beccato una condanna. E quella legge Severino a lui non doveva essere applicata, un’ingiustizia, una follia. Quella andava applicata solo al Cavaliere e poi basta. ‘O sindaco si sente tradito, risponde col fatidico non ci sto. Non ci sta a essere messo alla porta come un Berlusconi qualsiasi, lui è Giggino (rigorosamente con due “g”), una persona importante, toglietevi il cappello, è tre spanne sopra. Eccolo che gironzola per Napoli, va in una scuola a Forcella e si presenta a sorpresa in Comune per assistere alla conferenza stampa di due assessori, da «spettatore», ci tiene a sottolineare. Si siede da solo, in mezzo ad alcune poltroncine vuote, facendo il finto modesto perché sa che la provocazione funziona e i flash sono tutti per lui. Gambe accavallate, sguardo poco interessato, in attesa di pronunciare la fatidica frase a tutti i suoi avversari: «Inginocchiatevi e beciatemi ‘sti mmani», da pentiti, colpevoli di lesa maestà. Un atteggiamento di prepotenza politica. E al Pd, che ha chiesto di togliere all’ex sindaco la dimora a Napoli, risponde: «Forse credono che viviamo in un regime. Queste parole le ha usate solamente il fascismo. Noi siamo persone libere, oneste, dalla schiena dritta». Rieccolo, il vizietto, è circondato da fascisti: ma sì, sono fasciste le toghe, sono fascisti quelli del centrodestra, è fascista il partito di Renzi, è fascista chiunque osi criticarlo. C’è da chiedersi però lui che cosa sia se non un dilettante della sceneggiata. E proprio attingendo dal repertorio della sceneggiata dovrebbe interpretare un altro famoso pezzo, mamma prduon’m s’t’aggia dato lacrime e dolore («mamma, perdonami se ti ho dato lacrime e dolore) e quella mamma è Napoli.