Malala, dopo il Nobel arrivano le minacce dei talebani: «Per lei abbiamo preparato coltelli affilati»
Sono passate meno di ventiquattr’ore da quando la diciassettenne Malala Yousafzai, scampata due anni fa all’odio dei pachistani, ha vinto il Premio Nobel per la Pace per il suo impegno a difesa dell’istruzione femminile. Un riconoscimento inaspettato che ha trovato plauso unanime a livello internazionale ma che ha anche scatenato l’ira furiosa dei talebani. Puntuali come un orologio svizzero sono arrivate, infatti, le minacce. Un potente gruppo scissionista dei talebani pachistani, chiamato Jamaat ul Ahrar, ha minacciato con “coltelli affilati e lucenti” la giovane attivista. «Personaggi come Malala dovrebbero sapere che non siamo scoraggiati dalla propaganda (degli infedeli, ndr). Abbiamo preparato coltelli affilati e lucenti per i nemici dell’Islam», ha scritto su Twitter il portavoce del gruppo, Ehsanullah Ehsan, che ad agosto ha preso le distanze dai Tehreek-e-Taliban Pakistan (TTP), i talebani pachistani. «Malala parla così tanto contro i conflitti armati e le armi. Sa che il fondatore del suo recente Nobel era l’inventore degli esplosivi?», ha scritto ancora il miliziano. Malala, che ora ha 17 anni, il 9 ottobre del 2012 scampò a un tentato omicidio dai parte dei talebani nella Valle di Swat, che volevano eliminarla proprio per la sua battaglia a favore dell’istruzione femminile, da loro bandita. Quasi riuscirono ad ucciderla sparandole al volto mentre tornava da scuola. Il suo coraggio e i suoi continui richiami al diritto delle bambine soprattutto nel mondo islamico all’istruzione e a una pari dignità con i rappresentanti dell’altro sesso hanno commosso l’opinione pubblica mondiale portandola a diventare la più giovane laureata nella storia di un Nobel. Da quando è stata vittima dell’attentato, vive e studia in Gran Bretagna. Nonostante la sua giovane età, ha solo 17 anni, si è già conquistata il diritto di prendere la parola alle Nazioni Unite. Lo ha fatto il 12 luglio 2013, durante una sessione dedicata al problema dei giovani. Per l’occasione, a una folla che la applaudiva ha assicurato di voler continuare la sua lotta: «Non sarò ridotta al silenzio dai talebani». Pur fra mille difficoltà, il suo coraggio è stato riconosciuto anche in Pakistan, dove ha ricevuto il primo premio nazionale per la gioventù. Da parte sua il settimanale Time l’ha inserita nel 2013 fra le 100 donne più influenti del mondo, dedicandole una copertina. C’è grande attenzione per Malala. Ora dopo il Premio Nobel per la pace è arrivata anche la cittadinanza onoraria del Canada. Il primo ministro canadese Stephen Harper lo aveva annunciato ha deciso lo scorso anno e lo ha ribadito. «A nome dei canadesi, desidero felicitarmi con Malala Yousafzai e anche con Kailash Satyarthi per il formidabile lavoro che hanno fatto compiuto per l’umanità», ha scritto Harper in un comunicato in cui ha annunciato anche che il 22 ottobre la giovane pachistana sarà in visita ad Ottawa e in quell’ occasione le verrà consegnata la cittadinanza onoraria, un riconoscimento già dato anche al Dalai Lama, Nelson Mandela e Aung San Suu Ky.