Marò, situazione sempre più insostenibile. Anche Girone deve tornare in Italia
Rischia di trasformarsi in una storia senza fine la vicenda dei due marò italiani, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, arrestati dalle autorità indiane a seguito della morte accidentale di un pescatore, avvenuta in acque internazionali dove i nostri fucilieri di marina erano impegnati in una missione internazionale contro la pirateria ed il terrorismo. Da allora sono già passati oltre due anni ma della volontà indiana di risolvere la questione in base al diritto internazionale ed in base ai reali accadimenti continua a non esservi traccia.
I governi italiani hanno finora affrontato il contenzioso con l’India con un profilo troppo basso arrivando persino (c’era Mario Monti) a “restituire” alle autorità di Nuova Delhi i due militari cui era stato concesso un breve periodo di riposo in patria. Girone e Latorre mantennero fede alla parola data e ritornarono in India, dove – però – non hanno trovato altrettanta volontà di collaborazione. Anzi: un rinvio dietro l’altro ha allungato a dismisura i tempi della detenzione, resa nel frattempo meno afflittiva dalla sistemazione dei due marò nell’ambasciata italiana a Nuova Delh con obbligo di firma settimanale, obbligo previsto dal regime della libertà provvisoria dietro cauzione e stabilito dalla Corte Suprema indiana nel gennaio del 2013.
Un drammatico ed infinito tira e molla non privo di conseguenze sulla tenuta fisica dei due fucilieri. Prova ne sia che Latorre si trova attualmente in Italia dopo essere stato di recente colpito da un ictus. Il suo compagno d’armi e collega di sventura, Girone, ha firmato da solo in un commissariato di polizia della capitale indiana accompagnato dal neo addetto militare, il comandante Roberto Tomsi (che ha preso il posto del contrammiraglio Franco Favre) e dallo staff dell’ambasciata d’Italia a New Delhi. Girone si è trattenuto circa mezz’ora negli uffici della polizia di Chanakyapuri, l’enclave diplomatica della capitale. Di recente, il padre di Girone aveva rivelato che il figlio “non stava bene moralmente” e che “era preoccupato”. Speriamo che continuino a preoccuparsene soprattutto le autorità italiane venendo a capo di una situazione che si fa di ora in ora sempre più insostenibile.