Nuove Province crescono… all’insegna dell’inciucio
Nel pasticciaccio brutto del restyling delle Province, che non sono state abolite ma sottratte “semplicemente” al voto dei cittadini attraverso elezioni di secondo livello nelle quali a votare il presidente sono sindaci e consiglieri comunali, attecchisce con risultati bislacchi per non dire pericolosi la pratica di alleanze locali trasversali, che vede Pd e Forza Italia andare a braccetto in molti Comuni. Molto eloquente l’esito del primo round delle elezioni provinciali (Taranto, Vibo Valentia, Bergamo, Lodi, Sondrio e Ferrara) che si concluderanno il prossimo 12 ottobre nell’indifferenza dei cittadini. Il più fulgido esempio di trasparenza e chiarezza si trova a Taranto dove all’appello di Michele Emiliano contro gli inciuci con gli avversari forzisti è seguito un accordo sottotraccia consumato nel segreto dell’urna. Anche se ufficialmente erano due le liste a contendersi la vittoria, in realtà i Democratici (che avrebbero dovuto sostenere il candidato di bandiera, il sindaco di Laterza Gianfranco Lopane) hanno preferito il berlusconiano Martino Tamburrano, che è risultato vincente. Una scelta apparentemente incomprensibile, visto che la sinistra da sola aveva i numeri, dettata da camarille locali e dalla necessità per Emiliano di dare segnali interni al partito locale in vista delle prossime regionali. A Ferrara, invece, l’inciucio si è consumato alla luce del sole grazie al “patto dei cappellacci” che ha portato alla presidenza della Provincia il sindaco della città estense, Tiziano Tagliani, a guida di un listone appoggiato da Pd, Forza Italia, Lega e perfino i Cinquestelle. A niente è valso il niet di Grillo che aveva vietato al “suo” sindaco di Comacchio, Marco Fabbri, di unirsi alla carovana: il “coraggioso” grillino ha disobbedito risultando il secondo degli eletti grazie al ripensamento dei consiglieri pentastellati che avevano annunciato l’astensione. Grandi intese anche a Genova dove il sindaco Marco Doria non ha disdegnato l’appoggio di Forza Italia e Nuovo Centrodestra all’insegna della confusione e della spartizione di qualche strapuntino. Uno spettacolo grottesco fatto di accordi e accordicchi trasversali che potrebbe ripetersi con l’elezione del nuovo Senato visto che il sistema partorito dal tandem Renzi-Delrio è lo stesso.