Schettino: un comandante può dirigere anche da uno scoglio
Riprende venerdì davanti al giudice del lavoro di Genova la causa sul licenziamento dell’ex comandante di Costa Concordia Francesco Schettino. Le sezioni unite della Corte di Cassazione, cui si era rivolto il giuslavorista napoletano Rosario D’Orazio che assiste Schettino, hanno disposto che la causa si dibatta a Genova e non a Torre Annunziata (Napoli). Ma le sezioni unite non si sono pronunciate sulla possibilità o meno da parte di Costa Crociere di ricorrere al cosiddetto rito Fornero, per la quale D’Orazio aveva specificamente interpellato la Cassazione.
Il rito Fornero
«Il rito Fornero, creato per velocizzare i processi in materia di licenziamento – scrive D’Orazio in una nota – ancora deve cominciare e tra poco saranno passati tre anni dai fatti. Inoltre è venuto a mancare l’intervento chiarificatore delle sezioni unite della Cassazione, ancorché sollecitato dalla VI sezione civile della Corte e dal suo primo presidente . Il dissidio interno alla Corte – scrive ancora D’Orazio – evidenzia di per sé le anomalie del nostro sistema giudiziario». Il giuslavorista ha tra l’altro reso noto che è stata vinta da Schettino la causa, pendente a Torre Annunziata, con la quale la difesa dell’ex comandante della Concordia ha fatto affermare il principio in base al quale Costa debba accollarsi le spese processuali del processo penale.
L’intervista
«Un comandante di una nave in difficoltà può, secondo il codice della navigazione, dirigere le operazioni di soccorso anche da uno scoglio o da una scialuppa», ha affermato Schettino in un’intervista a Processo Concordia, aspettando la verità, il focus del Tg2 andato in onda. Durante la trasmissione è stata fatta ascoltare una intercettazione telefonica tra Roberto Ferrarini, il capo dell’unità di crisi di Costa Crociere, e Leopoldo Manna, capo della centrale operativa del comando generale delle Capitanerie di porto di Roma. Ferrarini, intorno alla mezzanotte e quaranta, nella notte del naufragio, dice a Manna «che il comandante non si trovava più sulla nave e che aveva iniziato a coordinare le operazioni di sbarco». La telefonata di Manna è precedente a quella di De Falco nella quale intima a Schettino di tornare a bordo.