
Squinzi avverte Renzi: «L’articolo 18 non basta. Non è una legge a creare occupazione»
Economia - di Mariano Folgori - 4 Ottobre 2014 alle 16:59
Il mondo dell’impresa incalza il governo ad adottare misure più incisive delle proposte meramente propandistiche avanzate finora. Parla con schiettezza Sergio Squinzi davanti al Forum della Piccola Industra in corso a Napoli. Tfr in bustra paga? Non se ne parla proprio. «L’Unico reale beneficiario di questa operazione sarebbe il fisco», scandisce a chiare lettere il leader degli industriali. «Nulla che possa nuocere ulteriormente alle imprese è tollerabile». Né Squinzi è disposto ad accontentarsi della semplice riforma dell’articolo 18. «Non è una legge a creare occupazione . Sappiamo che una legge malfatta i posti di lavoro può distruggerli o quantomeno impedire che l’investitore li costruisca». «Il problema del mercato del lavoro – argomenta il presidente di Confindustria – va affrontato nella sua complessità e nella sua interezza, perché non si tratta del solo articolo 18». Ci vuole ben altro per creare nuova occupazione. «Questo disegno di riforma sul contratto a tempo indeterminato e sulla flessibilità in entrata ed in uscita reggerà solo se accompagnato da una innovazione altrettanto importante e coraggiosa degli ammortizzatori sociali e dei servizi per l’impiego, della formazione al lavoro e dell’orientamento». La riforma «sarà compresa, agevolata e sostenuta se accompagnata da una azione decisa sulle politiche attive, rifondando radicalmente i meccanismi che si occupano del mercato del lavoro, di un moderno ed efficiente incontro tra domanda e offerta». Dopo aver comunque apprezzato il passi compiuti sul mercato del lavoro, Squinzi avverte: «Non regaliamo l’ultimo miglio alla paura». E a chi «parla di noi come padroni che vogliono il lavoratore più debole e senza protezioni» il leader degli industriali replica: «Faccia un corso di formazione nelle nostre fabbriche». Chissà se D’Alema e Bersani accoglieranno l’invito.