Sulla marijuana ci hanno raccontato balle: “demenziali” le tesi dei profeti dello spinello
I profeti del Sex & Drugs & Rock and Roll, dello spinello libero, delle fantasie morbose e delle ricette sulle nuove felicità. La cultura dello sballo, le idiozie sulle droghe che non fanno male. Anzi, in alcuni casi fanno bene. Allo spirito. Al fisico. Sempre pronto ad affrontare qualsiasi fatica. Lo scimmiottamento dei sessantottini, il sogno delle rivoluzioni, l’anarchia, l’autogestione. E poi la politica, la brutta politica, l’antiproibizionismo, le piazze per la liberalizzazione della droga. La folle idea di venderla nelle farmacie per combattere il mercato nero anche se poi, se qualcuno finiva in manette per spaccio, si andava in suo aiuto dicendo che, beh, in fondo aveva solo pochi grammi di polvere bianca. E non si va in cella per questo. Infine i santoni, a turno, che pontificavano sui benefici delle droghe, uno scivolone che ha coinvolto anche Steve Jobs («se dovessi descrivere l’effetto della marijuana e dell’hashish direi che ti rendono più rilassato e creativo»). E che ultimamente ha travolto il sindaco di Roma, Ignazio Marino («quando si vede il batterista dei Rolling Stones, a quasi 75 anni, suonare senza interruzione con un’energia incredibile… diventa poi difficile spiegare ai tuoi figli che non devono utilizzare sostanze»). Per anni abbiamo subìto un tam-tam dalla sinistra, con tesi senza alcun valore scientifico. Ora però quelle tesi (e quella sinistra) si beccano un ceffone in pieno viso, grazie allo studio dell’italiana Lorenza Calzato dell’ateneo olandese di Leida: «La marijuana annebbia e brucia la creatività». È quindi solo una leggenda metropolitana, alimentata spesso dal carisma di alcuni artisti famosi, che fumare spinelli aiuti a superare blocchi mentali e a ritrovare la vena creativa. «Abbiamo testato due dosi di marijuana – ha reso noto la ricercatrice – su un gruppo di giovani volontari, in tutto 54 ragazzi di età media 21 anni; la dose bassa era equivalente a una canna abbastanza forte e la dose alta a tre-quattro canne». L’effetto della cannabis è stato confrontato con una sostanza placebo. È emerso che, non solo a basse dosi la cannabis non aiuta la creatività di un individuo, ma che ad alte dosi addirittura la danneggia. Lo studio, che sarà pubblicato sulla rivista Psychopharmacology, rende «evidente che le canne non aiutano a migliorare le prestazioni cognitive». Il gruppo della Colzato ha dimostrato che non c’è alcun fondamento scientifico nei presunti effetti favorevoli della marijuana sul pensiero creativo. L’esperta è andata ad analizzare vari aspetti della creatività, ad esempio la capacità di pensare fuori dagli schemi per generare nuove idee, il cosiddetto pensiero divergente. Ha sottoposto a vari test della creatività i volontari che avevano assunto marijuana o placebo per vaporizzazione. È emerso che a basse dosi la cannabis non aiuta la creatività e che a dosi elevate la ostacola. Checché ne dicano i santoni della sinistra.