Tfr in busta paga, governo in confusione: Del Rio chiede tempo, Padoan smentisce (e il “Corriere” gongola)
Affermazioni, smentite, «ci penseremo domani»: anche la questione del tfr in busta sta diventando un proposta semiseria ad alto tasso confusionale, a giudicare dalle posizioni divergenti all’interno del governo, che via via vengono corrette in corsa. Da una parte Graziano Delrio sostiene che la proposta necessita di nuove valutazioni e, per questo, non sarà nella legge di stabilità: «Abbiamo tempo per approfondire il tema», dichiara intervistato dal Correre della Sera, che spara l’intervento del sottosegretario nel titolo di prima . Di contro, a poche ore di distanza, il ministro Poletti va in tutt’altra direzione e dichiara che sì, esiste la possibilità che si possa anticipare il tfr in busta paga: «È prevedibile, in questo momento di sì, ma lo vedremo domani». «Il governo è in totale confusione», sottolinea Luca Squeri di Forza Italia. Per il sottosegretaorio alla presidenza del consiglio servono nuove valutazioni ed esclude che la proposta sia presente nela legge di Stabilità; il ministro invece smentisce il collega. Nelle more dell’indecisione del governo, ricordiamo come questa misura potrebbe essere un’ulteriore mazzata per le imprese se non si prevederà un intervento delle banche che sia regolato e vincolato: una “moral suasion” del governo sugli istituti bancari non può bastare. Il botta e risposta tra Del Rio e Poletti viene notato e stigmatizzato, al punto che, sempre a distanza di poco tempo, Delrio è “costretto” a correggere le sue dichirazioni rilasciate al Corriere, ricorrendo al suo profilo facebook. «Vorrei evitare cortocircuiti a proposito della proposta sul tfr. Il governo ci sta concretamente lavorando. In queste ore la proposta si sta facendo strada, anche recependo la riforma allo studio all’interno della legge di stabilità», corregge il tiro Delrio. Ci capite qualcosa? Ci sarà o non ci sarà questa quota in busta paga nella Stabilità? In questo stato confusionale spicca la posizione del Corriere della Sera, che da quando Ferruccio De Bortoli ha sancito con il suo articolo la fine della “luna di miele” con il premier Renzi, somiglia molto da vicino a un quotidiano d’opposizione. Anche se in maniera più sottile, “perfida” quasi. Infatti, mentre la maggior parte della stampa suona la fanfara alle parole di Renzi – «sarà la più grande opera di taglio alte tasse mai tentata» – il Corriere spara come titolo d’apertura l’intervista a Delrio che esprime problematicità intorno al punto dolente del tfr e accompagna l’intervista con un articolo di fondo di un editorialista principe come Sergio Rizzo, che fa il pelo e contropelo al premier, esprime scetticismo sulle coperture e su molti altri aspetti. In pratica tendendo a Delrio il classico “trappolone”.