Unioni e adozioni gay, è Elena Boschi a volere di tutto e di più

27 Ott 2014 11:59 - di Girolamo Fragalà

I maligni dicono che sia lei l’anima nera, quella che da dietro le quinte cerca di indirizzare il governo sul nodo delle coppie omosessuali. Fatto sta Elena Boschi cambia versione di volta in volta, quando parla delle unioni gay. Sceglie strategicamente quella più adatta al pubblico che le presta ascolto. Una furbizia.

La tattica del camaleonte

In questo modo la “ministra” renziana delle Riforme cerca di evitare le polemiche, offre la sua verità a piccole dosi, non scopre le sue carte. In molti però hanno capito che è lei ad agire sott’acqua e a spingere per osare di più, molto di più.  Solo una volta è andata oltre e si è lasciata sfuggire una frase: «Sulle adozioni gay io, a titolo personale, sono favorevole». E subito è stata travolta dalle polemiche. Da qui la scelta di una tattica: se parla con i laici spinge sull’acceleratore; se parla con i cattolici mette il freno. Ecco le sue performance camaleontiche:

Intervista a “Vanity Fair”

Il pubblico è radical chic, quindi si può azzardare. Ecco cosa dice sulle adozioni gay: «Niente in contrario in linea teorica, però credo che troppo spesso si usi questo tema delle adozioni per far saltare il banco della discussione sulla parità dei diritti – afferma la Boschi – Io sono per un approccio più moderato, che tenga conto di tutta la complessità del mondo “arcobaleno”. Cominciamo a riconoscere la parità tra coppie gay ed etero e poi, un passo alla volta, aspettiamo che il Paese sia davvero pronto ad accogliere le “nuove” famiglie». Quindi facciamo i furbi, aspettiamo che passi la tempesta e poi imponiamo le adozioni gay, cancellando il concetto che un bambino, colpito dal dramma di essere abbandonato, debba crescere con un padre e una madre.

Intervista a “Famiglia Cristiana”

Il pubblico è cattolico, quindi è meglio rallentare vistosamente dicendo no al matrimonio gay e sì alle unioni civili: «Non è un problema di matrimonio ma di riconoscimento delle unioni civili anche tra persone dello stesso sesso», dice la Boschi. «Sulle adozioni gay, poi, via libera alla cosiddetta stepchild adoption, ovvero il riconoscimento giuridico della paternità-maternità da parte del coniuge o convivente del genitore naturale del bimbo. Una cosa ben diversa, dunque, dall’adozione in senso largo.

Intervista a “Che tempo che fa”

Il pubblico televisivo di Fazio è ampio, ma la maggioranza è tendenzialmente di sinistra. Allora la Boschi mette il piede sull’acceleratore: «Sui gay farei una riforma ancora più coraggiosa, sarei per un passo ulteriore rispetto all’opinione del Pd e della maggioranza. Ma la contrapposizione finora ha portato a non fare nulla, andiamo avanti sul riconoscimento delle unioni civili». Poi si vedrà. Un trucco non da poco. E lei, la ministra delle Riforme, lo conosce bene. Resta da vedere quante altre volte cambierà versione.

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