Accolto dal grido “dimissioni”, Marino non molla: «Ho pagato le multe»

18 Nov 2014 20:27 - di Redattore 92

Ignazio Marino non si dimette, anzi, dà la colpa ai vigili, ai suoi uffici, un po’ anche al traffico e forse pure al destino cinico e baro. Il grottesco show del sindaco di Roma è andato in scena nell’aula Giulio Cesare, tra le urle del pubblico che chiedeva a gran voce le dimissioni e davanti a una maggioranza sempre più in fibrillazione. Una brutta giornata per il Campidoglio e per l’Assemblea capitolina. «Se errori ci sono stati da parte dell’amministrazione, di questi errori io sono la vittima, la sola vittima, esposto a multe che non avrei dovuto ricevere», ha detto Marino durante il suo intervento. «Ho detto agli uffici, che pur mi comunicavano che non ero tenuto a farlo, che volevo pagare le multe (circa mille euro per le quali l’ufficio stampa ha mostrato le fotocopie dei bollettini pagati ndr). Mi sono state indicate le somme ed ho pagato», ha detto Marino che si è lamentato del fatto che  «in questi giorni la mia Panda rossa è stata trattata manco fosse un cacciabombadiere». «In questa settimana di morbosa attenzione – ha detto ancora Marino – la mia auto è anche stata fotografata in divieto di sosta. Anche di questo mi assumo la responsabilità e chiedo scusa a romane e romani». Scuse di facciata, ma nella sostanza il primo cittadino ha ostinatamente ribadito la sua posizione. Il divieto di sosta? «Per ironia della sorte per quell’infrazione non ho ricevuto nessuna multa. Purtroppo non sono passati i vigili a controllare: non sono ironico, penso che i controlli debbano essere rafforzati ovunque». E ancora: «Per quanto mi riguarda non ci sono dimissioni né elezioni in vista. Andiamo avanti, in modo convinto e deciso».

In mattinata l’incontro col vice di Renzi: così non va

Al suo arrivo in aula Marino era stato accolto al grido di «Dimissioni, dimissioni». «Te ne devi andare», hanno urlato alcuni del pubblico mascherati da pagliacci. In mattinata Marino aveva incontrato il gruppo capitolino Pd e poi il vicesegretario nazionale del partito Lorenzo Guerini. Dal partito, di fronte alle preoccupanti criticità della capitale, è stato chiesto Marino un cambio di passo, un segnale in tempi rapidi. Se non un ultimatum, qualcosa di molto simile. «È davvero incredibile – ha fatto notare il segretario de La Destra, Francesco Storace – il vicesegretario del Pd Guerini va in Campidoglio alle 11, ordina a Ignazio Marino quello che deve fare, la città è avvelenata col sindaco più pazzo del mondo e non c’è uno straccio di comunicato per sapere che diavolo è successo nel colloquio a due».

Da Forza Italia e FdI la richiesta di lasciare per il bene di Roma

In aula l’opposizione ha chiesto, inutilmente, un passo indietro al sindaco. Per Giovanni Quarzo di Forza Italia, «per governare c’è bisogno di serenità e di ottimismo che lei non ha più. Ma la colpa non solo sua: è del Pd, è di Goffredo Bettini, che la cotinua a sostenere in modo cinico e irresponsabile. Dimostrate di non essere classe dirigente». Ancora più duro il suo collega di partito, Dario Rossin di Forza Italia: «Un primo cittadino che ha un atteggiamento così beffardo e non ha la dignità di chiedere scusa ai romani non rappresenta Roma. All’assemblea capitolina va dato rispetto. Oggi non è in aula per scaricare la colpa sui vigili urbani non le hanno fatto la multa, siamo al paradosso. Lei sta in quest’aula perché il partito di Renzi l’ha commissariata. Abbia la dignità di fare un passo indietro prima che il suo partito la siluri». Una risposta a Marino arriva anche dal tweet dell’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno di Fratelli d’Italia-An: «Marino dice: ci sono poteri forti che non gradiscono la mia opera. Forse si riferisce al Pd Matteo Renzi o alla forza del popolo romano?».

 

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