Una banca russa finanzia Marine Le Pen. E la sinistra si scandalizza

24 Nov 2014 14:27 - di Redazione

I primi due milioni di euro sono arrivati qualche tempo fa. Ora ne mancano altri sette. Ma la generosità con la quale la First Czech Russian Bank, la banca russa di proprietà di Roman Yakubovich Popov, uomo vicino tanto al premier Medvedev quanto al presidente Putin, ha finanziato con un prestito il Front National di Marine Le Pen la dice lunga sul feeling fra il presidente russo e la leader del partito che sta mietendo successi a raffica in Francia.
Certo, si tratta di un prestito. Ma a tutti è chiaro che l’ammirazione reciproca che anima il rapporto fra i due leader, con scambi di attestazioni costanti ha facilitato e di parecchio l’accordo raggiunto a settembre e che prevede, appunto, il pagamento di nove milioni di euro, la cui prima tranche è arrivata qualche giorno fa nelle casse del Front National proprio nel momento in cui il partito sta incassando un successo senza precedenti in crescente ascesa.

«Un’operazione trasparente, regolare e cristallina»

E’ stato il giornale online Mediapart a rivelare, due giorni fa, con aria scandalizzata, l’arrivo della prima tranche di finanziamento cercando di insinuare che la politica francese veniva, in questa maniera, condizionata dall’estero.  Il tesoriere del Front NationalWallerand de Saint-Just, non ha avuto problemi a confermare la vicenda: «Il prestito è frutto di un lavoro tecnico che ho compiuto negli ultimi quattro mesi, perché si tratta di persone molto minuziose. È un’operazione perfettamente normale e regolare. Avrei preferito una banca francese, o anche una europea per una questione di vicinanza e di lingua, ma nessuna è più disposta a darci un centesimo». Il perché è semplice. E lo spiega lo stesso Wallerand de Saint-Just ricordando il caso spinoso di Nicolas Sarkozy i cui conti del 2012 sono stati bocciati dal Consiglio costituzionale tanto che ha dovuto rinunciare a 11 milioni di rimborsi pubblici. E’ chiaro, sottolinea de Saint-Judst, che le banche francesi, in queste condizioni, non sono più disposte a finanziare campagne elettorali. Di qui l’idea di rivolgersi all’estero, alla First Czech Russian Bank. Che dopo quattro mesi ha sganciato la prima rata di 2 milioni di euro. Scantenando il giornale online Mediapart.
Ma quella di Mediapart è una critica pelosa e molto interessata: Mediapart, una sorta di Il Fatto Quotidiano francese, che ha adottato lo stesso modello di business del cugino d’Oltralpe, si regge non sulla pubblicità ma sui finanziamenti privati che riceve e che ha ricevuto copiosamente, assieme a pubblici attestati di stima, dai migliori nemici di Marin Le Pen e del suo Front National. E, fra questi, spiccano i soldi di François Hollande, quelli di Dominique de Villepin, quelli dell’icona radical chic, Daniel Cohn-Bendit e quelli dell’estremista Olivier Besancenot già candidato della Lega Comunista Rivoluzionaria e ora alla guida del Nuovo Partito Anticapitalista. Insomma, la crème della sinistra francese.

Lo sdegno interessato del giornale filo-socialista Mediapart

Ma quello che ha creato più problemi a Mediapart e alla sua presunta e tanto sbandierata indipendenza, è stato il supporto di Ségolène Royal, che ha fatto ben comprendere ai francesi quanto fosse forte e solido, ma anche imbarazzante, il legame fra la socialista francese ex-compagna di Hollande e Mediapart che ha visto venire giù rotolando rumorosamente il mito della sua presunta libertà di stampa.
Si capisce, insomma, perché Mediapart ce l’abbia tanto con Marine Le Pen e con l’accordo che la leader del Front National ha stretto con la Fcrb, l’istituto di credito vicino a Putin.
Di qui l’articolo dal titolo velenoso “Il Fronte nazionale vince il milione russo” nel corso del quale la giornalista Marine Turchi, i cui articoli prendono costantemente di mira Marine Le Pen, sostiene che il finanziamento «ottenuto dopo intense attività di lobbyng condotte a Mosca solleva la questione della provenienza dei fondi e di possibili interferenze straniere nella politica francese».
Un problema che non sembra toccare la Turchi né il suo editore, presidente e direttore Edwy Plenel (ex-Le Monde) quando i finanziamenti e i supporti arrivano dalla socialista Royal o da Hollande. Insomma il solito doppiopesismo della sinistra che in Italia, come in Francia si arroga, chissà perché, il diritto di dare lezioni e patenti di correttezza.
«Meglio un prestito da una banca russa che prendere i soldi da Gheddafi come ha fatto Sarkozy», li gela con divertito sarcasmo Christian Bouchet, giornalista e membro del Fronte Nazionale.

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