“Basta tasse sulla casa”: i 5 dati che confermano l’Italia maglia nera
Continua la mobilitazione su internet in vista del “No tax day – Basta tasse sulla casa” di sabato 29 novembre organizzato da Forza Italia nelle principali città italiane. «Contro questa politica che tartassa le famiglie Forza Italia eserciterà in Parlamento e nel paese la sua opposizione – ha annunciato Maurizio Gasparri, tra i promotori dell’iniziativa – iniziando dall’imporre una seria revisione delle tasse sugli immobili con la mobilitazione nazionale per il “casa-day”. Dobbiamo riportare il prelievo fiscale dai trenta miliardi del governo Renzi ai dieci del governo Berlusconi. Si può fare, si deve fare». L’esponente azzurro ha ricordato che «in Italia, il passaggio dall’Ici all’Imu prima – con il contestuale e spropositato aumento dei moltiplicatori catastali – e l’introduzione della Tasi poi, sono una patrimoniale sotto un altro nome, che infatti ha provocato un crollo del mercato immobiliare. Inoltre, «secondo gli studi di Confedilizia, nel 2012 per raccogliere 24 miliardi di tasse è stata causata una perdita di valore degli immobili da 1.000 a 2.000 miliardi di euro. In altri termini, si è persa una ricchezza nazionale pari a 40 o addirittura 80 volte il gettito ottenuto: è stato un furto legalizzato. Senza contare gli effetti negativi sui consumi: altro che favorire la crescita e l’occupazione. Tassare la ricchezza immobiliare è stato un errore».
Una tassa aumentata del 200% da Berlusconi a Renzi
Ecco i cinque dati che segnano la differenza tra il governo di Silvio Berlusconi e quelli che sono arrivati successivamente, secondo il confronto internazionale, fornito dall’associazione dei proprietari in base ad uno studio realizzato in collaborazione con Francesco Forte, professore emerito di Scienza delle finanze all’Università di Roma La Sapienza.
1) L’Italia è la nazione con il maggior livello di tassazione sulla casa, tra i Paesi Ue e dell’Ocse Il peso delle tasse sugli immobili è tra i piu’ alti in assoluto sia rispetto al Pil che al reddito disponibile.
2) A gravare è stata prima l’Imu e ora è la Tasi, che ha addirittura superato i livelli raggiunti dall’imposta municipale del governo di Mario Monti.
3) Già nel 2011 la media Ocse di imposte immobiliari dirette e indirette era inferiore di 0,17 punti sul Pil e di 0,18 punti sul reddito disponibile netto rispetto al totale italiano. Si puo’ dire quindi che l’Italia fosse allineata, con un piccolo scarto positivo, alla media Ocse. L’Italia superava invece già allora la media Ue, rispettivamente di 0,30 e 0,50 punti per il Pil e per il reddito disponibile. Rispetto all’eurozona, la maggiore pressione fiscale dell’Italia era pari a 0,25 e 0,29 punti.
4) La vera svolta negativa è arrivata con la manovra Monti che nel 2012 ha portato l’Italia a una pressione della tassazione patrimoniale immobiliare del 2,2% sul Pil e del 2,75% sul reddito disponibile contro la media Ocse di 1,27% e 1,59%, ossia circa 1 punto in meno sul Pil e 1,15 sul reddito disponibile.
5) Il divario si accentua maggiormente nei confronti della media Ue – che ha una pressione fiscale, rispettivamente, dell’1,15% e dell’1,40% – e, ulteriormente, con l’eurozona, che ha una pressione dell’1,13% e dell’1,40%, ossia la metà circa di quella dell’Italia sia rispetto al Pil che al reddito disponibile.