Berlusconi e Renzi a pranzo insieme: per menu la riforma elettorale
Pranzo di lavoro a Palazzo Chigi tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi alla presenza dell’immancabile Gianni Letta. Piatto forte del menù la riforma elettorale impantanata da mesi al Senato per i veti incrociati sull’Italicum, frutto del patto di ferro siglato al Nazareno che è nel mirino della minoranza interna del Pd e delle opposizioni. Un colloquio necessario, certamente non risolutivo, che conferma la grande fretta del premier di chiudere la partita a e di approvare la legge entro la fine dell’anno (in cassaforte entro dicembre, in commissione Affari costituzionali al Senato).
Berlusconi non ha fretta
Il Cavaliere, al contrario, temporeggia impegnato com’è nelle questioni interne a Forza Italia e deciso a un nuovo colpo di teatro per risollevare le sorti del centrodestra frammentato in tante sigle. Il suo primo pensiero in queste ore è la riunione di giovedì a cui ha chiamato a raccolta tutto il partito (dai parlamentari italiani ed europei ai coordinatori territoriali) per fare il punto sui temi più caldi dell’agenda politica a partire dalle riforme e dalla legge elettorale. Sul tavolo del faccia a faccia le modifiche al testo votato dalla Camera sotto dettatura di Renzi: tra le principali novità, a seguito di un’estenuante mediazione, l’innalzamento della soglia di sbarramento per ottenere il premio di maggioranza al 40 per cento, così da assegnare alla lista vincente 350 seggi.
La matassa del premio di maggioranza
Tutta ancora da dipanare la matassa sui criteri di assegnazione del premio, se alla coalizione o alla singola lista (come vuole il Pd) e il tema delle preferenze. Nessuna preclusione al premio di lista, è il messaggio ripetuto più volte dal Cavaliere a patto però che vengano alzate le soglie di sbarramento in modo che i partiti più piccoli a rischio quorum siano spinti a chiedere ospitalità ai partiti maggiori. Il premier che va di corsa non intende mollare e archivia nel segno della responsabilità da condividere le polemiche sul feeling con il leader azzurro e le contestazioni da sinistra. «È giusto fare le riforme con Berlusconi, non posso fare da solo. Io rispetto lui, Verdini e Letta, il fatto che Berlusconi sia stato condannato e Verdini rinviato a giudizio attiene alla loro vicenda personale». La linea del leader di Forza Italia è quella del doppio binario: apertura al confronto sul terreno delle riforme e opposizione dura su tutto il resto, dalla Legge di Stabilità fino al Jobs Act.