Subito boicottato il film sulla strage partigiana di Codevigo

22 Nov 2014 9:57 - di Antonella Ambrosioni

L’Anpi di Padova che manda comunicati di fuoco alle redazioni locali per boicottare la pellicola; scorte della polizia davanti alle (poche) sale che proiettano il film, quotidiani romani che “dimenticano” di inserire il cinema Fiamma di via Bissolati  – l’unico dove si può vedere Il Segreto di Italia fino a giovedì prossimo – nell’elenco dei cinema della Capitale: è questo è il percorso a ostacoli che sta incontrando il  bel film di Antonello Belluco sulla strage partigiana di Codevigo all’indomani dell’approdo al cinema. A Roma la pellicola è semiclandestina: Il Corriere della Sera e la Repubblica non inseriscono Il Segreto tra le consuete trame dei film, Il Tempo inserisce solo la sala del Fiamma senza indicare che film si proietti, solo Il Messaggero fa la grazia di inserire qualche riga per informare di che film si tratti.

Per l’Anpi di Padova la guerra civile non è finita

I quotidiani veneti del Padovano, tra cui Il Mattino di Padova, Il Corriere Veneto e Il Gazzettino, si sono visti recapitare una stroncatura del film di questo tenore da parte dell’ Associazione dei partigiani: «Riteniamo il film esteticamente assai brutto e storicamente approssimativo, confuso e contraddittorio nel rapporto fra passato e presente, fra rievocazione e attualità». Parole di fuoco contro tutti: «L’interpretazione della grande maggioranza degli attori è approssimativa e dilettantesca, la ricostruzione degli ambienti rurali degli anni ‘43 e ‘45 improbabile». Ultima, sconcertante, stoccata: «Escludiamo che tutte quelle vittime possano essere definite innocenti. Fra i ravennati vi erano molti fascisti che si erano distinti, fino all’ arrivo degli Alleati in Romagna, nel comandare la repressione antipartigiana e nel condurre, a fianco dei nazisti, azioni di rappresaglia contro le popolazioni civili; e i più anziani di loro, nei primi anni Venti, erano stati squadristi in prima fila nel reprimere il movimento dei braccianti e dei contadini di quelle zone. Tutte queste premesse nel racconto di Belluco non esistono». Un intento giustificazionista?

La replica del regista

Il tono del regista, sentito telefonicamente,  è pacato e sereno: «Non sono certo stupito di questa accoglienza…». Della risposta del regista alle proteste dell’Anpi veneto non c’è traccia sui giornali. Vi proponiamo i punti salienti: «Avendo letto il comunicato stampa firmato dall’Anpi di Padova/regione Veneto, esprimo la mia soddisfazione per il fatto di aver finalmente letto parole di condanna per una pagina abominevole dell’intera storia italiana. Evento che si è purtroppo riusciti a tenere nascosto per circa 70 anni a cominciare dai banchi di scuola fino alle pubblicazioni accademiche». Ancora: «Di fronte a una verità storica celata, la quale ho contribuito a svelare, il fatto che il mio film venga definito con epiteti come “esteticamente brutto” non diminuisce questa mia grande soddisfazione. D’altra parte ho ricevuto i complimenti e gli elogi da ambienti culturalmente accreditati come quelli dei critici d’arte e delle personalità del mondo universitario». La replica si conclude con la proposta di un confronto a viso aperto con l’Anpi: «Preferirei confrontarmi apertamente in un pubblico dibattito, che sia finalizzato non a ricondurre tutto a una soggettiva visione politica ma alla obbiettività e alla verità storica ed umana di questa tragedia».

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