Tor Sapienza, Borghezio non incendia gli animi ma beve un cappuccino

14 Nov 2014 12:54 - di Francesco Severini

Deserto istituzionale a Tor Sapienza. Oggi è arrivato l’eurodeputato leghista Mario Borghezio, accompagnato da esponenti di Casapound, e come aveva già detto Giorgia Meloni, che ha incontrato i residenti nella serata di ieri, ha messo sotto accusa la latitanza del sindaco Marino.

Alfano e Marino non pervenuti

“Qui a Tor Sapienza c’è il deserto istituzionale. Non c’è il sindaco Marino né il ministro degli Interni Alfano. Non escludo però di andare a prendere ‘delicatamente’ Marino per il collo per portarlo qui”, dice Borghezio e, prima di incontrare i residenti in un bar, si prende un cappuccino dinanzi ai numerosi giornalisti presenti.

I residenti sono “brave persone”

“Su una situazione di degrado già esistente – ha aggiunto Borghezio – di microcriminalità diffusa, non si possono aggiungere insediamenti per immigrati. I residenti vengono spesso trattati come estremisti, delinquenti, assassini ma nella stragrande maggioranza dei casi sono persone che chiedono di poter vivere nell’ordine e nella tranquillità”.

Tornano i rifugiati minorenni

Quattordici immigrati minorenni dei trentasei trasferiti ieri sono intanto tornati al centro di accoglienza di via Morandi, a Tor Sapienza. “Siete le nostre mamme e i nostri papà – dicono agli operatori i ragazzi – vogliamo tornare qui e riprendere a frequentare i nostri corsi con voi”. I ragazzi sono seduti sul marciapiede e dall’altra parte della strada ci sono i residenti che continuano a dire “Dovete andare via tutti”. Una signora accusa gli operatori: “Secondo me sono gli operatori che li hanno fatti tornare, perché se sgomberano il palazzo loro perdono il lavoro, ecco perché”. “Gli operatori si approfittano di questi ragazzini – continua – Infatti, noi non ce l’abbiamo con gli immigrati, ce l’abbiamo con gli operatori, perché se li seguissero realmente, questi ragazzi non starebbero in queste condizioni. Per noi qui gli immigrati ci possono anche stare, sono gli operatori che se ne devono andare, e fino a quando rimarranno noi continueremo a lottare. Loro sono vittime come lo siamo noi, che siamo abbandonati dalle istituzioni”.

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