Cala la fiducia delle famiglie, si inizia a risparmiare anche sul dentista
Cala il consenso per Renzi ma cala, e non è un caso, anche la fiducia degli italiani nella possibile ripresa. L’indice del clima di fiducia dei consumatori diminuisce a novembre a 100,2 da 101,3 del mese di ottobre. Secondo l’Istat, ed è l’unica buona notizia, i giudizi e le attese sulla situazione economica del Paese migliorano, i rispettivi saldi passano a -105 da -106 e a -12 da -16. Quanto alla tendenza della disoccupazione, il saldo diminuisce a 53 da 58.
Le famiglie vedono nero
I giudizi sulla situazione economica della famiglia – segnala ancora l’Istat – peggiorano (a -57 da -55, il saldo); per le attese, invece, il saldo migliora a -16 da -18. I giudizi sul bilancio familiare peggiorano leggermente (a -18 da -17, il saldo). Le opinioni favorevoli sull’opportunità attuale e sulle attese di risparmio registrano diminuzioni: i rispettivi saldi calano a 115 da 126 e a -55 da -49. Per l’opportunità attuale di acquisto dei beni durevoli il saldo diminuisce a -79 da -78. I saldi che esprimono i giudizi e le attese circa la dinamica dei prezzi al consumo passano a -8 da -12 e a -19 da -24, rispettivamente. Circa i giudizi in miglioramento sulla la situazione economica del Paese, la variazione dell’indice è spiegata dall’aumento della percentuale di intervistati che giudicano la situazione economica “migliorata” (al 4,8% dal 3,7%) e “molto migliorata” (allo 0,3% dallo 0,2%). A livello territoriale, il clima di fiducia dei consumatori aumenta nel Nord-est e al Centro, diminuisce nel Nord-ovest e nel Mezzogiorno. Più in generale, l’indice riferito al clima corrente si riduce a 99,0 da 100,6, quello relativo al clima futuro non varia, confermandosi a 101,7.
La difficoltà di sostenere il fabbisogno quotidiano
Secondo Coldiretti, invece, la fiducia dei consumatori cala perché solamente il 42% di loro riesce a pagare le spese senza permettersi ulteriori lussi. Secondo un’idagine condotta dall’associazione di categoria, oltre 3 milioni di famiglie (14%) non hanno reddito a sufficienza neanche per vivere. Scorrendo i vari dati, si scopre che appena il 39% degli italiani vive senza affanni, il 56% ha ridotto la spesa o rimandato l’acquisto di capi d’abbigliamento, ma la stessa percentuale ha anche detto addio a viaggi e vacanze, mentre il 47% ha dovuto rinunciare ad andare dal dentista. A seguire nella classifica delle rinunce, sottolinea la Coldiretti, si collocano la frequentazione di bar, discoteche o ristoranti (47%), le spese per auto o moto (41%) e per l’arredamento (40%); pesa poi l’addio alle attività culturali per il 37% dei consumatori e ai generi alimentari (29%). Gli italiani nei primi anni della crisi, conclude la ricerca, hanno rinunciato soprattutto ad acquistare beni non essenziali ma poi hanno iniziato a tagliare anche sul cibo riducendo al minimo gli sprechi e orientandosi verso prodotti low cost.